Il 21 ottobre un barcone di migranti ha preso fuoco, dalle indagini sono emersi indizi di colpevolezza a carico dei due scafisti.
Sarebbero stati loro ad innescare il rogo in cui è deceduta una donna incinta e diversi bambini.
Il 21 ottobre scorso un rogo spaventoso ha incendiato un barcone di migranti a largo di Lampedusa, il quale è stato avvistato dalla Capitaneria di Porto. Subito sono giunti i soccorsi e sull’imbarcazione sono stati ritrovati i corpi di due bambini di uno e due anni, oltre a tantissime persone ustionate. In gravissime condizioni una donna di 25 anni incinta che è stata subito trasferita in ospedale.
Sono 37 le persone tratte in salvo, ma molte altre come la donna in avanzato stato di gravidanza, sono finite in diversi ospedali per ferite e ustioni importanti.
In particolare ci sono 4 persone rimaste ferite in maniera molto grave e diversi bambini trasferiti al centro Grandi ustioni di Palermo.
Altri feriti hanno trovato posto su un elicottero mentre per diverse ore sono state effettuate ricerche in mare per quanto riguarda i dispersi, ma cosa è accaduto veramente?
A dare l’allarme di quanto stava accadendo in mare, precisamente nella zona del Sar maltese, è stato un peschereccio con bandiera tunisina che ha contattato la Guardia Costiera di Lampedusa.
Proprio gli uomini a bordo del motopesca si sono avvicinati per dare i primi soccorsi e, interrogati dalle autorità, hanno riferito di aver sentito una forte esplosione e quindi aver visto il barcone in fiamme.
La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo per indagare sulla dinamica dell’incidente e ora ci sono degli aggiornamenti in merito, infatti sembra che a innescare il violento incendio siano stati i due scafisti.
Il bilancio nel frattempo è peggiorato, infatti oltre a Mael e Alina, i due bambini morti, abbiamo una terza vittima, ossia la donna incinta che era stata subito intubata e stabilizzata per poi essere trasferita in ospedale. Proprio qui è morta poco dopo essere stata ricoverata a causa delle ferite e delle ustioni riportate.
Intanto arrivano i primi aggiornamenti delle indagini e lo scenario che si profila agli inquirenti è tragico, infatti l’incendio sembrerebbe essere scoppiato per errore.
Sarebbero stati i due scafisti senegalesi di 24 e 33 anni ad appiccare le fiamme nel tentativo di far ripartire il motore che si era fermato dopo due giorni di navigazione in cui il barcone partito dalla Tunisia, aveva raggiunto i confini del Sar italiano.
All’improvviso sono partite delle scintille che hanno innescato la benzina a bordo dello scafo e si è verificata la violenta esplosione riferita dai soccorritori tunisini del peschereccio.
L’incendio è divampato in pochi minuti avvolgendo il barcone e diversi migranti sono finiti in acqua mentre altri sono rimasti vittime delle fiamme, domate a fatica dai migranti con l’acqua di mare.
Gli scafisti senegalesi sono stati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, poiché hanno condotto il barcone di ferro con l’aiuto di una bussola, mettendo a repentaglio la vita di altre persone.
Lo scafo era in pessime condizioni e sovraffollato ma ovviamente l’accusa più pesante è quella dell’omicidio come grave conseguenza del loro gesto.
In merito a questa trite vicenda si è espresso il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino e come in altri interventi in cui ha espresso preoccupazione per la situazione relativa ai migranti, ha dichiarato
“sta diventando un incubo, troppe persone arrivano a lampedusa morte, bisogna fare qualcosa perché l’immigrazione è un problema dell’europa e non solo di lampedusa, quindi esige una risposta a livello europeo”.
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