Gloria Trevisan era a Londra con il compagno Marco Gottardi per lavorare anche perché in Italia le davano 300 euro. A dirlo è stata il legale della famiglia Trevisan, l’avvocato Maria Cristina Sandri, nelle dichiarazioni rilasciate a proposito di quell’ultima straziante telefonata con la mamma. Gloria, ha spiegato l’avvocato, “aveva il desiderio grande di aiutare la famiglia ma non lo poteva certo fare qui in Italia con offerte da 300 euro al mese“: per questo era a Londra perché, continua l’avvocato, “all’estero vengono valorizzati questi giovani e davanti a un’offerta di 1800 sterline al mese è partita“.
La storia di Gloria e di Marco è quella dei tantissimi italiani in fuga all’estero, alla ricerca di lavoro. I dati Istat, Censis e Aire hanno evidenziato il boom delle partenze dall’Italia con una crescita del 54,9% in dieci anni, passando dai 3,1 milioni del 2006 ai 4,8 milioni di italiani che sono andati all’estero nel 2016.
Numeri di una vera e propria diaspora che riguarda uomini e donne, equamente divisi, di ogni fascia d’età ma che soprattutto riguarda i laureati: nove emigrati italiani su dieci hanno una laurea, percentuale più o meno simile a quella di chi emigra con un titolo di studio post laurea, al 89,5%.
Spesso ci chiediamo perché i ragazzi italiani emigrano all’estero per trovare lavoro. La risposta è in quelle offerte da “300 euro” che Gloria aveva ricevuto per iniziare a lavorare in Italia, mentre a Londra le avevano offerto un contratto da 1800 sterline, quasi 2mila euro.
Cifre che raccontano un mondo diverso, dove il talento viene riconosciuto e premiato. La situazione è talmente incancrenita nel nostro paese che otto ragazzi su dieci sono disposti a lavorare gratis pur di iniziare. Il dato è emerso da uno studio di Accenture Strategy che ha evidenziato come le nuove generazioni hanno introiettato la precarietà del mondo del lavoro e sono diventate più pragmatiche.
Tutto è studiato in ottica di avere un lavoro. Così, “87 ragazzi su cento considerano le opportunità occupazionali prima di scegliere il percorso universitario“; una volta laureati, l’83% “è disposto ad accettare un tirocinio non retribuito dopo la laurea in caso non sia disponibile un lavoro a pagamento“, anche all’estero se necessario.
Di fronte a queste cifre non stupiamoci se in ogni tragedia che ha colpito le città europee abbiamo contato vittime italiane, giovani laureati che hanno scelto il mondo come casa: così è stato per Giulio Regeni, Valeria Solesin, Fabrizia di Lorenzo e ora, purtroppo, anche per Gloria Trevisan e Marco Gottardi.
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