A distanza di tre anni dallo scoppio dell’emergenza pandemica da Covid e dal primo lockdown, la procura di Bergamo entro la giornata odierna notificherà 17 avvisi di conclusione di indagini con le ipotesi di reato di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio e falso.
Secondo la procura bergamasca se si fosse dichiarata prima la zona rossa, si sarebbe potuta evitare la morte di migliaia di persone. Sotto inchiesta il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, l’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza.
Nella giornata di oggi la procura di Bergamo notificherà 17 avvisi di conclusione di indagini con le ipotesi di reato di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio e falso in relazione alla prima ondata di pandemia da Covid.
Infatti, tra febbraio e aprile del 2020, la città di Bergamo e l’intera provincia è stata la più colpita di tutto il territorio lombardo, registrando il decesso di 6 mila persone in più rispetto il 2019. Una vera e propria strage che si poteva evitare se la zona rossa fosse stata dichiarata in tempi più celeri.
“Ci abbiamo messo il massimo impegno, lavorando giorno e notte, siamo stati accusati di tutto e il contrario di tutto, ho avuto denunce in tutte le Procure d’Italia”.
Queste le parole dell’ex presidente del consiglio, Giuseppe Conte, il quale ha dichiarato di partecipare all’inchiesta e cercare di rispondere alle domande delle autorità giudiziarie per le verifiche del caso.
L’ex premier, inoltre, ha spiegato come l’Italia, 3 anni fa, sia stata tra i primi paesi a fronteggiare l’emergenza Covid, definito un nemico invisibile e che nemmeno gli esperti avevano certezze in merito.
Anche l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, ha dichiarato di avere la coscienza pulito e di avere agito per il bene del Paese; Attilio Fontana, invece, presidente della regione Lombardia, spiega di aver saputo dell’inchiesta a suo nome attraverso i media.
Una indagine durata 3 anni e racchiusa in 35 pagine per cercare di trovare i colpevoli delle migliaia di persone morte a Bergamo e provincia tra febbraio e l’aprile 2020, nella prima ondata della crisi pandemica.
Le accuse principali sono rivolte a Giuseppe Conte e Roberto Speranza, all’epoca dei fatti rispettivamente il presidente del consiglio e il ministro della Salute. Durante le riunioni del 29 febbraio del 1 marzo del 2020, Conte non avrebbe esteso le misure restrittive ai comuni della Val Seriana nonostante il continuo aumento dei contagi in tutta la regione lombarda, come riferisce Skytg24.
Invece la figura di Attilio Fontana è stata definita incapace di non essere stato in grado di proteggere i suoi cittadini perché in due mail a fine febbraio 2020 non segnalava particolari criticità del contagio in Val Seriana, inclusi Nembro e Alzano Lombardo.
“dal 28 febbraio 2020, il primo Comitato tecnico scientifico era a conoscenza dello scenario più catastrofico per l’impatto sul sistema sanitario e sull’occupazione delle terapie intensive in Lombardia”.
Queste le parole scritte dalla Procura di Bergamo nell’avviso di chiusura delle indagini preliminari.
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