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Inchiesta Labirinto, Alfano esclude le dimissioni e il Pd lo blinda

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C’è chi parla di tenaglia mediatica-giudiziaria e chi chiede a gran voce le dimissioni: Angelino Alfano è al centro della bufera dopo i dettagli resi noto con l’inchiesta Labirinto, in particolare riguardo alcune intercettazioni scottanti in cui a vario titolo appaiono anche il padre e il fratello del ministro dell’Interno. La regia del sistema illecito era nelle mani del faccendiere Raffaele Pizza, fratello di Giuseppe Pizza, segretario nazionale DC, che avrebbe fatto in modo di favorire l’assunzione di Alessandro Antonio Alfano alle Poste Italiane, ma pure il padre del Ministro avrebbe in qualche modo agevolato 80 assunzioni, sempre alle Poste.

Non vi è più alcun dubbio, per cacciare il Ministro degli Interni Angelino Alfano serve che venga preso in flagranza del reato di violenza nei confronti di un minore. Fino ad ora ha solo violentato la decenza, il decoro e il prestigio di uno dei più importanti dicasteri della Repubblica Italiana. Posso comprendere l’imbarazzo del Presidente Sergio Mattarella, toccherebbe al Presidente del Consiglio togliere dall’imbarazzo sia il Presidente della Repubblica che il Paese intero“, ha dichiarato senza mezza misure il senatore dei Conservatori e Riformisti Tito Di Maggio, anche lui nel coro di chi si sta indignando a proposito degli ultimi sviluppi dell’inchiesta Labirinto.

LEGGI ANCHE LE INTERCETTAZIONI DELL’INCHIESTA LABIRINTO SULLE ‘MAZZETTE ROMANE’

A togliere ogni dubbio su eventuali dimissioni, almeno per il momento è lo stesso Angelino Alfano. Non si tratta di un caso ‘Lupi 2’ e dunque le dimissioni da ministro dell’Interno sono escluse perché mai prese in considerazione. Così avrebbe chiarito ai suoi il ministro, parlando al termine del Question Time alla Camera con alcuni deputati, tra gli altri, con Antonio Bosco, Dore Misuraca, Paolo Alli, Sergio Pizzolante. Quest’ultimo ha poi spiegato: “Le dimissioni non sono all’ordine del giorno. Questo è l’attacco finale al governo e ad una classe dirigente dopo un’operazione di accreditamento dei 5 Stelle come classe dirigente“. Mentre altri fanno intendere che qui non stiamo parlando del destino personale di Alfano, ma della tenuta complessiva del governo. Cosa significherebbe per l’Italia (e per Renzi) rinunciare ora a un ministro dell’Interno?

Richieste le dimissioni di Alfano
E in effetti è stato proprio il Movimento Cinque Stelle a chiedere le immediate dimissioni ad Alfano, tanto che i capigruppo M5S di Camera e Senato, Laura Castelli e Stefano Lucidi non lesinano stoccate: “Poste Italiane SpA, sta per “Poste Italiane Società per Alfano”? Le intercettazioni telefoniche inchiodano letteralmente il ministro degli Interni del Governo Renzi. Tra il padre che invia 80 curriculum alle Poste e l’assunzione del fratello del ministro nella stessa società, dovrebbe rassegnare oggi stesso le dimissioni“, e proseguono “Tra l’altro il caso dell’assunzione del fratello di Alfano fu denunciato nel 2013 dal Movimento 5 Stelle in una interrogazione a prima firma Andrea Coletti, che non ha mai avuto risposta“. E concludono Castelli e Lucidi: “Chiediamo le immediate dimissioni del ministro degli Interni, se vuole per chiederle siamo pronti ad inviare una raccomandata senza ricevuta di ritorno tramite “Poste Società per Alfano“. A richiedere le dimissioni anche Lega, Si e Giorgia Meloni di Fdi, che ha in più allargato le critiche al governo tutto: “Come ho detto tante volte credo che sia l’intero governo a dover andare a casa e forse sarebbe più intelligente presentare una mozione di sfiducia all’Esecutivo. Vediamo anche cosa emerge nei prossimi giorni però sicuramente non penso che il ministro Alfano possa fare finta di nulla rispetto a quello che sta accadendo“.

La blindatura: ‘Richiesta pretestuosa’
La richiesta di dimissioni rivolta al ministro Alfano è assolutamente pretestuosa. Ancora una volta si cerca di condizionare la politica e il governo con l’utilizzo pretestuoso di intercettazioni che non hanno riscontri fattuali rispetto alle persone citate. I gruppi politici che si prestano a questo gioco speculando su queste situazioni dimostrano unicamente inconsistenza di proposta politica e irresponsabilità. Il gioco al ‘tanto peggio tanto meglio’ non aiuta certo la politica e, soprattutto, non giova al Paese e alla sua credibilità, tanto più in un momento di grande preoccupazione in Europa e nel mondo intero”. E’ quanto dichiara il deputato di Area popolare Raffaello Vignali, ma non è il solo: ”Angelino Alfano sta facendo bene il suo lavoro di ministro e le cose che leggiamo non coinvolgono né il suo lavoro né la correttezza del suo comportamento. La richiesta di dimissioni è pretestuosa”, ha detto ad esempio il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato.

Poi è intervenuto anche il presidente dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani: ”Contro il ministro Alfano viene azionata in queste ore la solita tenaglia mediatico-giudiziaria. Si fa circolare ad arte una quantità spropositata di intercettazioni e, pur in assenza di qualsiasi notizia di reato, si sbatte il “mostro” in prima pagina. Anche se il “mostro” è il ministro dell’Interno, tirato in ballo da chi probabilmente millanta chissà quali rapporti o amicizie. Un malcostume tutto italiano che anche in passato è servito per mettere alla berlina l’avversario politico o il nemico del momento. Un malcostume che dovrebbe finalmente obbligare il Parlamento a varare una legge che sia in grado con chiarezza di mettere fine a una prassi che già viola alcune norme e lo stesso dettato costituzionale. Ci batteremo per questo nelle sedi opportune, ancor di più oggi che a farne le spese è il membro di un governo e di una maggioranza che decisamente contrastiamo”.

E chiude la questione Valentina Castaldini, portavoce nazionale del Nuovo Centrodestra che ha dichiarato ai cronisti: ”Contro il ministro Alfano è in atto un indecente attacco mediatico su atti che i magistrati hanno ritenuto irrilevanti e che hanno scartato. Si tratta di dialoghi tra terze persone che millantano rapporti con il ministro. Non si può prendere per vero quello che viene detto: è come dare credibilità alle chiacchiere da bar, a pettegolezzi, che usate strumentalmente vorrebbero deformare la realtà. Il sonno della ragione genera mostri. Pertanto coloro che chiedono le dimissioni del Ministro leggano attentamente le carte invece che i soli titoli di giornali e si pongano il problema che le dichiarazioni vanno verificate prima di accusare, soprattutto per evitare figuracce“.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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