Una storia di tangenti e di corruzione potrebbe portare alla fine dell’attuale maggioranza. L’inchiesta Labirinto sta mettendo a serio rischio la tenuta del governo e in particolare il ruolo di Angelino Alfano sia come ministro dell’esecutivo di Matteo Renzi, sia come leader del NCD. Le opposizioni hanno chiesto le dimissioni del titolare degli Interni che non è indagato ma che è toccato dalle indagini per via del fratello Alessandro Alfano. Sarebbe dunque un gesto di opportunità politica per M5S e gli altri partiti contrari al governo, mentre all’interno del suo stesso partito l’inchiesta potrebbe essere usata per aumentare i dissidi interni e provocare una frattura fatale per la sopravvivenza della formazione ma anche della maggioranza. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
LE INTERCETTAZIONI DELL’INCHIESTA LABIRINTO
COS’È L’INCHIESTA LABIRINTO? L’inchiesta Labirinto è un’indagine della Procura di Roma su un giro di tangenti e corruzione che ha coinvolto 50 persone, con tanto di sequestro di beni per un valore di 1,2 milioni di euro e oltre cento perquisizioni tra la Capitale, il Lazio, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l’Umbria e la Campania. I reati contestati sono di vario tipo e vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, alla corruzione, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e traffico di influenze illecite.
CHI SONO GLI INDAGATI? Tra i 50 indagati ci sono un parlamentare del Nuovo Centrodestra, Antonio Marotta, e Vittorio Crecco ex direttore dell’Inps che, secondo le intercettazioni, avrebbe ricoperto il ruolo grazie a Silvio Berlusconi. Sarebbero però i fratelli Raffaele e Giuseppe Pizza e il consulente Alberto Orsini gli elementi centrali. Secondo l’accusa, avrebbero creato un giro clientelare con cui assicuravano assunzioni ai vertici di enti e società pubbliche dall’INPS, all’INAIL, passando per le Poste, ENEL, CONSIP, ACEA, ATAC, ASL Abruzzo fino ai ministeri della Giustizia e dell’Istruzione. In cambio, ottenevano appalti e subappalti per società che, a loro volta, emettevano fatture false in modo da gestire e creare fondi neri. Secondo gli inquirenti, Pizza sfruttava “i legami stabili con influenti uomini politici, spesso titolari di altissime cariche istituzionali” per permettere a “imprenditori senza scrupoli” di aggiudicarsi gare pubbliche, diventando di fatto il contatto tra il mondo imprenditoria e quello degli enti pubblici.
COSA CENTRA ANGELINO ALFANO? A livello di indagini nulla. Il ministro non è tra gli indagati ma viene citato in alcune intercettazioni in merito al fratello Alessandro Alfano, dirigente delle Poste. Pizza ne parla con Davide Tedesco, collaboratore del Viminale e chiarisce di essere stato lui a far assumere il fratello del ministro, facendogli ottenere un incarico da 160mila euro all’anno. (contestato da Alfano jr, dice Pizza al suo interlocutore, perché doveva essere di 170mila). “Angelino lo considero una persona perbene un amico… se gli posso dare una mano… mi ha chiamato il fratello per farmi gli auguri…“, queste le parole di Pizza intercettato su Alfano sr. Oltre al fratello, le intercettazioni tirano in ballo anche il padre di Alfano. La segretaria di Raffaele Pizza sta parlando con un’amica e dice che il papà del ministro, assessore e vicesindaco di Agrigento, le aveva mandato 80 curriculum di persone da fare assumere e sistemare in qualche modo.
CHI È ALESSANDRO ALFANO, IL FRATELLO DEL MINISTRO
COSA HA DETTO ALFANO? Il ministro si è difeso e anzi ha contrattaccato. “Siamo di fronte al ri-uso politico degli scarti di un’inchiesta giudiziaria. Ciò che i magistrati hanno studiato, ritenendolo non idoneo a coinvolgermi in alcun modo, viene usato per fini esclusivamente politico“, ha dichiarato in merito alle intercettazioni che parlavano del fratello. Toni più duri invece per quanto riguarda le intercettazioni con il padre protagonista. “È una barbaria. Mio padre è un uomo di 80 anni malato“.
PERCHÈ ALFANO E IL GOVERNO SONO A RISCHIO? Pur non essendo indagato, Alfano è sotto attacco da parte delle opposizioni con M5S, Lega e Fratelli d’Italia che chiedono le dimissioni per opportunità politica. Il ministro ha escluso le dimissioni, ma la situazione è lontana dall’essere risolta perché è il “fuoco amico” il vero problema politico. Parte del NCD sta infatti spingendo per ritornare nel centrodestra, naturale approdo politico della formazione di Alfano, riavvicinandosi a Forza Italia e iniziando a staccarsi dall’alleanza con il PD di governo. Roberto Formigoni per esempio, ha chiesto di uscire dall’alleanza e di dare appoggio esterno all’esecutivo, ma così facendo, metterebbe a rischio la maggioranza a ogni votazione. Per questo Renzi ha voluto incontrare Alfano e lo ha di fatto blindato, chiarendo che se ci saranno sgambetti, il governo cadrà e si andrà al voto entro pochi mesi.
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