I pm torinesi contestano le condotte illecite ai 12 indagati.
Condotte che andrebbero ricollegate ad un’allarmante situazione economica, patrimoniale nonché finanziaria del club.
I pm torinesi parlano e descrivono tutti i fatti che sono in oggetto per quanto riguarda l’inchiesta sui conti della squadra di calcio torinese: la Juventus.
“Un contesto criminale di allarmante gravità essendosi di fronte a condotte illecite, reiterate e protratte nel tempo, per ben tre esercizi, di indubbio spessore ponderale (440.887 mln di rettifiche al patrimonio netto in tre esercizi), ramificate e diversificate”.
I pm inoltre mettono in evidenza che:
“i reati analizzati, per le modalità effettive di realizzazione, delineano un’elevata pericolosità soggettiva dei rei, rendendo innegabilmente concreto il periodo lo che gli stessi, qualora si presenti l’occasione, continuino a delinquere”.
Le carte dell’inchiesta parlano chiaro ed emergono infatti le cosiddette ‘condotte illecite’ che i pm torinesi hanno contestato ai 12 indagati (cui l’accusa ha chiesto di rinviare il giudizio) che pare siano da ricondurre ad una situazione economica allarmante, finanziaria e patrimoniale di Juventus.
La situazione economica grave è stata confermata da un ricorso di due aumenti del capitale a distanza solamente di due anni, ovvero 2019 2021, per un importo totale di 700 milioni di euro.
Che comunque sembrano essere insufficienti ed aprono quindi le porte ad uno scenario sia presente che futuro alquanto preoccupante.
Ad aggravare la situazione pare ci siano poi anche delle posizioni debitorie che non sono state registrate poiché non sono confluite all’interno della contabilità.
Questo è indubbiamente un fatto molto grave che metti in risalto e conferma la natura delle azioni appunto della società.
In più, sempre per quanto riguarda la preoccupante situazione, pare abbia contribuito la diffusione del virus da covid-19 e tutte le conseguenti misure di contenimento a scopo di limitare l’ipotetico diffondersi del virus.
Ma i danni che il Covid-19 ha portato non hanno avuto particolare peso su una situazione senza dubbio già decisamente compromessa.
Inoltre, le carte della procura torinese lasciano intendere che:
“Agnelli risulta pienamente al corrente della grave situazione patrimoniale, economica e finanziaria della società e della necessità di ‘manovre correttive’”
Per quanto riguarda invece Fabio Paratici, che durante gli anni d’interesse era colui che stava al vertice all’interno dell’aria sportiva, aveva un ruolo centrale per quanto riguarda l’ideazione, lo sviluppo e la realizzazione di quelle che vengono denominate plusvalenze artificiali.
Passiamo poi Pavel Nedved, persona di fiducia di Agnelli e vicepresidente del Cda, che secondo la procura pare fosse totalmente a conoscenza di tutte le dinamiche societarie considerate illecite.
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