Incidente probatorio sui reperti del delitto di Alice Neri: gli esperti a caccia di indizi che possano ricostruire dinamica e tempistica dell’omicidio della 32enne a Fossa di Concordia.
In aula, questa mattina, anche il marito della vittima, Nicholas Negrini, e i suoi consulenti tra cui il generale Luciano Garofano, incaricato recentemente dall’uomo per cercare nuove tracce e vagliare in modo approfondito quanto finora raccolto in sede investigativa. In tribunale anche Roberto Ghini, l’avvocato del principale sospettato Mohamed Gaaloul che si dice perplesso dei passi finora compiuti dall’inchiesta.
Tra i reperti del caso di Alice Neri anche i pantaloni che Gaaloul avrebbe indossato quella notte, tra il 17 e il 18 novembre scorsi, e che secondo un testimone sarebbero stati “sporchi d’olio” dopo la morte della donna.
Se dai rilievi non emergerannno tracce riconducibili a quell’elemento, secondo gli inquirenti usato nella fase dell’incendio per bruciare l’auto e il cadavere della donna, la posizione del tunisino cambierebbe radicalmente: di questo è convinto il suo avvocato, che ritiene sempre più robusta la tesi dell’innocenza del suo assistito.
Al vaglio, in sede di incidente probatorio, anche altri oggetti repertati sulla scena del ritrovamento della macchina e del cadavere carbonizzato di Alice Neri. Tra questi un mozzicone di sigaretta e la spallina di un reggiseno.
L’avvocato di Mohamed Gaaloul ribadisce che non ci sia alcuna prova nitida di un coinvolgimento del suo assistito nella morte di Alice Neri.
Il giallo di Fossa di Concordia potrebbe arrivare persino ad un colpo di scena se venisse esclusa la presenza di tracce di olio sui pantaloni del tunisino, principale indagato per l’omicidio e la distruzione del cadavere della donna e attualmente recluso nel carcere di Modena.
“Forse le indagini non sono state fatte nel migliore dei modi, a volte capita”, ha dichiarato l’avvocato difensore del 29enne tunisino, Roberto Ghini.
Il legale ha spiegato che l’analisi sull’indumento si svolgeranno in due fasi di cui la prima servirà ad accertare se i pantaloni siano gli stessi che Gaaloul indossava quel giorno, cosa di cui lo stesso avvocato è convinto alla luce della comparazione che ha condotto attraverso le immagini delle telecamere che avrebbero ripreso il suo assistito.
Ghini non ha molti dubbi su uno dei possibili scenari che potrebbe arrivare dall’esame sul reperto:
“Se su quei pantaloni dovessimo rinvenire il DNA di Alice Neri, ma non tracce di olio, di fuliggine, qualcosa che richiami la partecipazione all’incendio, allora significa che il mio assistito non era sul luogo nel quale è stata bruciata la vettura. Allora si riapre con forza l’idea che forse sia stato qualcun altro. Circostanza di cui sono sempre più convinto“.
I prossimi passaggi saranno quindi cruciali e potrebbero segnare la svolta consegnando agli inquirenti ulteriori elementi a carico del principale sospettato o disconfermando la presenza di prove “granitiche” che possano inchiodarlo.
Da questo momento, conferiti gli incarichi ai periti per le analisi dei reperti della scena del crimine, gli esperti avranno 60 giorni di tempo per svolgere tutti gli accertamenti disposti.
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