La sicurezza stradale in Europa ha fatto molti passi in avanti ma attualmente i miglioramenti sono fermi o nulli. E’ quanto lascia intendere la Commissione europea in base alle ultime statistiche sugli incidenti stradali nei Paesi che fanno parte dell’Ue.
E’ stato da poco pubblicato il rapporto sulla sicurezza stradale in Europa 2015. Ci sono notizie buone ma anche cattive. Il dato negativo è quello su morti e feriti. Sulle strade europee lo scorso anno sono morte circa 26.000 persone. Sono 5.500 in meno rispetto al 2010, ma non ci sono miglioramenti (cioè diminuzioni) rispetto al 2014. Quindi i progressi si sono fermati. La Commissione inoltre stima che si siano registrati 135.000 feriti gravi. L’altro dato molto importante è la stima sul costo sociale legato agli incidenti, vale a dire spese come assistenza sanitaria, riabilitazione o danni materiali. Sono circa 100 miliardi di euro, una cifra enorme. Il dato positivo riguarda i progressi compiuti negli anni passati: tra il 2001 e il 2010 il numero di vittime è stato ridotto del 43%, mentre dal 2010 ad oggi la riduzione è del 17%. E’ ovvio che le percentuali di riduzioni diventano inferiori mano a mano che il numero totale di incidenti diminuisce. La Commissione, attraverso le parole del commissario ai Trasporti Violeta Bulc, si dice preoccupata perché così non si riuscirà a raggiungere l’obiettivo di un ulteriore dimezzamento entro il 2020. Forse sarebbe il caso di rivedere quegli obiettivi e renderli più realistici.
La Bulc poi se la prende con gli Stati membri, dicendo: “Invito gli Stati membri a intensificare gli sforzi volti ad applicare la normativa stradale e ad organizzare campagne di sensibilizzazione. I costi derivanti da tali azioni sono insignificanti se confrontati ai 100 miliardi di euro che gli incidenti stradali mortali o con feriti costano alla società“. Vero. Ma i costi sono sempre insignificanti quando sono gli altri a doverli sostenere. In una situazione economica generale non certo positiva, quando già è difficile far quadrare i conti da un anno all’altro, è molto difficile pensare agli investimenti a lungo termine. Poi da che pulpito arriva la predica? La Commissione bacchetta gli Stati perché non investono, ma contemporaneamente li asfissia perché i loro bilanci non rispettano i vincoli europei su deficit e debito pubblico; se la stessa Commissione mette al primo posto gli interessi dei grandi gruppi finanziari, poi non può pretendere che resti molto per investire sui problemi concreti delle persone.
Inoltre Commissione e Parlamento europeo dovrebbero anche smetterla di danneggiare le economie nazionali con certi giochetti che favoriscono singoli gruppi d’interesse (lobby): latte in polvere per fare le mozzarelle e obbligo d’importare olio dalla Tunisia sono solo gli ultimi esempi. Per non parlare dei casi più pesanti, come le sanzioni alla Russia o la scellerata gestione dell’immigrazione.
Infine la signora Bulc aggiunge: “Nel medio e lungo periodo, ad esempio, la guida connessa e automatizzata potrebbe essere di enorme utilità per evitare le collisioni: ci stiamo adoperando per porre in essere il quadro più adatto“. Ormai la guida automatica sta diventando la grande moda di questi ultimi tempi.
Rispondete a questo piccolissimo interrogativo: chi risponde dei danni in caso d’incidente in cui è coinvolto un veicolo che guida automaticamente? Il costruttore dell’auto? Il proprietario del veicolo, anche se gli viene impedito di guidare? Comprereste un’auto che non potete guidare ma nella quale sarà comunque colpa vostra se capita un incidente? E non si dica che se le auto guidano da sole gli incidenti non possono accadere. Chiedetelo a quelli di Google.