Incinta a 13 anni dopo uno stupro, la Corte Suprema autorizza la fine della gravidanza

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La Corte Suprema indiana ha stabilito che una bambina di 13 anni, rimasta incinta dopo lo stupro, potrà terminare la gravidanza alla 32esima settimana senza doverla portare a termine. La decisione storica, come l’ha definita la stampa indiana, è stata presa dopo il recente caso della bimba di 10 anni costretta a partorire a rischio della vita. Nel caso della 13enne, l’ospedale JJ di Mumbai aveva fatto richiesta di poter procedere all’interruzione di gravidanza anche dopo la 20esima settimana, termine ultimo per legge, per non metterla a rischio durante il parto. La sentenza ha dato ragione ai medici: la piccola sarà operata con un cesareo il prossimo 8 settembre e il bambino sarà poi trasferito in neonatologia, evitando così rischi mortali per la 13enne.

La storia è una delle tante di ordinaria violenza sessuale che coinvolgono minori in India. La 13enne era rimasta incinta dopo essere stata violentata da un collega del padre.

Nel paese il dibattito sull’aborto è molto acceso, specie nei casi di gravidanze a rischio per la tenera età delle partorienti. Le bambine, dopo aver subìto la violenza sessuale, sono costrette a portare a termine la gravidanza: le indagini prolungano i tempi di attesa per un aborto e spesso si supera la 20esima settimana. In quel caso le autorità negano l’interruzione di gravidanza e costringono bambine neanche adolescenti a partorire.

Il caso di Mumbai potrebbe cambiare il corso delle cose. La bambina non dovrà partorire, rischiando di morire, e il bambino, arrivato secondo i medici già a 1,5kg di peso e con l’80-90% di possibilità di sopravvivenza, riceverà tutte le cure necessarie in neonatologia, venendo poi affidato ai servizi sociali per l’adozione.

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