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All’incontro tra PD e Movimento 5 Stelle ha partecipato, a sorpresa, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Non era presente, invece, il leader dei pentastellati, Beppe Grillo. Una delegazione di grillini si è confrontata con il governo, dopo che Grillo e Casaleggio avevano lanciato, la scorsa settimana, la proposta di confronto al Presidente del Consiglio. Gli argomenti trattati durante questo importante confronto sono ovviamente le riforme costituzionali e l’apertura di un tavolo di trattative sulla modifica della legge elettorale, ma anche sulla riduzione dei costi della politica e la riforma del Senato.
I rappresentanti del Movimento 5 Stelle hanno detto di essere presenti all’incontro con grande responsabilità, perché il nostro Paese non si può permettere di rimanere in una crisi istituzionale. La loro proposta di legge elettorale prevede anche una preferenza negativa, in modo che i partiti evitino di candidare persone impresentabili. Inoltre hanno specificato che la loro intenzione sarebbe quella di disgiungere la scheda del voto da quella della preferenza e propongono una soglia di sbarramento al 5%.
Renzi ha risposto ai grillini, chiedendo loro di poter prendere in considerazione l’ipotesi dell’introduzione del ballottaggio, che consentirebbe di assegnare una vittoria certa. Inoltre il Premier ha chiarito che la maggioranza non ha paura delle preferenze, ma ha dei dubbi. La cancellazione di un nome, secondo il Presidente del Consiglio, pone dei problemi in più, perché potrebbe far crollare il voto in alcune zone del Paese. Inoltre è stato critico nei confronti della proposta del Movimento 5 Stelle, perché ha spiegato che, secondo il proprio parere, con il loro sistema si darebbe ad un partito politico la possibilità di allearsi subito con chi vuole. Il sistema proposto dalla maggioranza, secondo Renzi, è molto più semplice e più chiaro. Altra questione è quella che riguarda i collegi, soprattutto in termini di estensione e di nomi presentabili.
I grillini hanno risposto a Renzi che non sono interessati alla compravendita di tessere, ma Renzi ha rincarato, chiedendo se siano disponibili ad accettare un correttivo. E’ seguito un botta e risposta, con riferimenti anche alla storia dei vari Governi dell’Italia e all’accordo che il Movimento 5 Stelle ha fatto con Farage. Renzi alla fine ha chiesto se sono disposti ad affidare alla Consulta il giudizio sulla legge.
Grillo aveva puntualizzato sul suo blog che era disponibile a un dialogo ampio, con il premier: “Non c’è alcuna preclusione da parte del Movimento 5 Stelle ad affrontare anche un tavolo di trattative sulle riforme costituzionali. Vogliamo lavorarci in modo rapido e responsabile, senza ritardare il processo“, ma il tono polemico si era già fatto avanti subito dopo la presentazione degli emendamenti di Finocchiaro e Calderoli, al testo di riforma del Senato. Da indiscrezioni, pare che Grillo abbia discusso con il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e con il componente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio Danilo Toninelli, riguardo la linea da tenere durante il vertice. “Andiamo lì con tanta buona volontà – ha sottolineato Di Maio – e ci aspettiamo tanta buona volontà dal PD. Porteremo lì la nostra legge elettorale e vedremo quali sono le proposte“.
La proposta di Grillo
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In un post dal titolo La casta non ci sta, Beppe Grillo scrive: “Siamo in un Paese in cui la disoccupazione giovanile è salita al 46%, e la lotta alla corruzione ci costa circa 60 miliardi l’anno. Qual è la causa? Una classe politica eletta in modo incostituzionale, con una legge elettorale che ha limitato fortemente la scelta dei propri eletti da parte dei cittadini. Per rinnovare la classe politica, noi abbiamo pronta una legge elettorale, che garantisce le preferenze ed esclude gli impresentabili. Da giorni chiediamo di portarla al tavolo di trattativa con il governo“. Poi prosegue: “Proprio in queste ore c’è stata un’improvvisa accelerazione da parte del Pd che ha definito blindato l’accordo con Berlusconi sulle riforme, lo stesso giorno in cui Berlusconi affermava che non c’è l’accordo sulla riforma del Senato, rilanciando addirittura il presidenzialismo. Il Movimento 5 Stelle ha offerto la disponibilità a sedersi a un tavolo di trattative ad un governo che ha sempre detto di non avere altra scelta che Berlusconi. A detta di Renzi, la riforma elettorale avrebbe dovuto essere pronta a gennaio e la riforma del Senato ai primi di giugno – ricorda Grillo – Dal momento che entrambe le riforme sono ancora ferme al palo (l’Italicum dovrà essere modificato al Senato e sul Senato l’accordo non esiste), non si usi il pretesto della tempistica per non rispondere alla nostra proposta”, conclude il leader del M5S.
Gli interventi di Di Maio
Della delegazione hanno fatto parte, come già previsto, i capigruppo di Camera e Senato, il vicepresidente di Montecitorio Luigi Di Maio e l’estensore della proposta di legge elettorale cinquestelle Danilo Toninelli. C’è da dire che dopo l’apertura a sorpresa del leader del M5S a Renzi e la richiesta di un incontro per fare insieme la riforma elettorale, Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera ed esponente M5S, aveva dapprima escluso che l’eventuale incontro dovesse essere trasmesso in streaming, definendolo “non essenziale”, poi ha rettificato visto anche la richiesta esplicita del vicesegretario del Partito democratico, Lorenzo Guerini. Di Maio ha così accettato la trasmissione in streaming dell’incontro. “Sono felice del fatto che il governo abbia accolto la nostra proposta di incontro sulla legge elettorale (lo streaming si farà)“, ha scritto Di Maio, vicepresidente della Camera, su Twitter. Le sue parole sono state anche ritwittate da Beppe Grillo sul suo profilo.
La sollecitazione di Grillo
Voto di preferenza, taglio costi politica, dimezzamento numero parlamentari sono solo alcuni dei punti ignorati finora. Renzi ci stai o no?
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) 19 Giugno 2014
Beppe Grillo, aveva incalzato Renzi dopo la prima proposta, a suo dire caduta nel vuoto: “Il Movimento 5 Stelle ha offerto la disponibilità a sedersi a un tavolo di trattative ad un governo che ha sempre detto di non avere altra scelta che Berlusconi. Dal momento che le riforme di legge elettorale e Senato sono ancora ferme al palo, non si usi il pretesto della tempistica per non rispondere alla nostra proposta“. In chiusura, poi, il rinnovato appello a Renzi: “Il voto di preferenza, il taglio ai costi della politica e il dimezzamento del numero dei parlamentari sono solo alcuni dei punti che mettiamo sul tavolo ignorati finora. Renzi, ci stai o no?“.
La risposta di Renzi
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Il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva risposto in una lettera al Movimento 5 Stelle, dopo essere stato sollecitato: “C’è molto da fare e non c’è tempo da perdere“, aveva tirato corto, per andare subito al punto: “Vi propongo di vederci mercoledì in un orario da concordare insieme. Vi chiedo soltanto di conoscere meglio l’interlocutore della vostra richiesta di dialogo. Mi avete scritto – prosegue Renzi – come presidente del Consiglio e dunque possiamo vederci a Palazzo Chigi con una delegazione dell’esecutivo. Ma avete anche evidenziato ‘nel vostro ragionamento’ l’importanza del successo elettorale (sottolineatura di cui vi sono personalmente grato) che come è ovvio è un successo elettorale non del Governo, ma del Partito democratico. Se preferite confrontarvi con noi come Pd, allora organizziamo una delegazione del partito e dei gruppi parlamentari“, ha scritto Renzi. Ci sono molto cose che continuano a vederci su fronti contrapposti, ma” è “importante che le forze politiche più rappresentative provino a scrivere insieme le regole del gioco“, si legge ancora nella lettera di Renzi al M5S. “Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano. E lavoro con determinazione per arrivare insieme a questo obiettivo comune“, ha concluso il premier.
Il precedente
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Beppe Grillo e l’allora premier incaricato di formare un governo, Matteo Renzi si incontrarono per le consultazioni. Il leader del Movimento 5 Stelle ribadì all’epoca il suo rifiuto di appoggiare l’esecutivo che il segretario del Partito Democratico stava cercando di formare in seguito alle dimissioni di Enrico Letta da Presidente del Consiglio. Il dibattito fra il rottamatore e il comico fu parecchio acceso e non si concluse nulla.
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