Secondo l’accusa, alcuni arresti sarebbero avvenuti con abusi di potere e falsi verbali, ma anche false ricostruzioni da parte degli agenti.
Sono 9 in tutti gli agenti indagati a Piacenza per degli arresti illegali, calunnia e falso in atto pubblico. Le accuse vorrebbero che poliziotti avrebbero commesso arresti impropri, con abuso di potere e false ricostruzioni. Un altro poliziotto invece è acquato di false dichiarazioni all’autorità giudiziaria. Il questore di Piacenza: “Fiducia nella magistratura e nella sua attività di accertamento dei fatti“. Intercettazioni e cimici sulle auto di servizio usate dagli agenti.
8 con le stesse accuse, un nono poliziotto indagato per false dichiarazioni all’autorità giudiziaria. Le accuse, arrivate per nove agenti di Piacenza, parlano di arresti effettuati in maniera illegale, ma anche calunnie e falso in atto pubblico. Gli agenti avrebbero abusato del loro potere di pubblico ufficiale per effettuare operazioni di polizia adesso al vaglio degli inquirenti e delle investigazioni pare tramite false ricostruzioni e attestazioni, ma anche per la stesura di verbali inquinati da false attestazioni e ricostruzioni fittizie.
Nel dettaglio, scrive stamane il Corriere di Bologna, l’accusa avrebbe affermato che da parte degli agenti sarebbero arrivate delle minacce a un testimone di perdere permesso di soggiorno, se non avesse questo confermato le loro dichiarazioni. Le indagini sono in corso.
Lo ha riferito stamattina Libertà, con il quotidiano che ha spiegato che l’inchiesta condotta dai Ranieri di Piacenza riguarda una serie di episodi avvenuti lo scorso anno, tra il mese di gennaio 2022 e il mese di luglio. Più recenti invece gli episodi apparteniti di false informazioni che sarebbero state fornite al pubblico ministero.
Le indagini sui 9 agenti di Polizia sarebbero state condotte anche tramite intercettazioni. Gli indagati ai tempi delle presunte irregolarità del loro servizio operavano sulle volanti. Secondo quanto riportato dal Corriere, le intercettazioni ambientali e telefoniche sarebbero durate sei mesi; intercettazioni acquisite anche tramite il trojan horse – adesso al centro del dibattito anche in sede Parlamentare – che è stato utilizzato per monitorare gli smartphone dei poliziotti.
Secondo quanto trapelato sarebbero state posizionate delle cimici sulle auto di servizio della polizia usate dagli agenti durante i turni. Adesso anche i telefoni degli indagati sono stati sequestrati, fino alla fine delle indagini. Alcuni sarebbero stati destinati a servizi non operativi.
Oltre agli arresti che, secondo l’accusa sarebbero stati effettuati con abuso di potere e sui verbali redatti con false ricostruzioni, scrive il quotidiano piacentino anche delle finte incriminazioni. Le accuse fanno merito anche a presunte ricostruzioni estorte dalle vittime degli arresti a seguito di minacce.
Intanto sempre a Libertà è intervenuto in queste ore il questore di Piacenza. Sulla vicenda Ivo Morelli ha commentato che rimane la piena fiducia nella magistratura e “nella sua attività di accertamento dei fatti”. Secondo il questore c’è l’interesse della collettività davanti a tutto, della legalità, che è ciò che sta a cuore alla Polizia di Stato.
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