Amalia Iudicone, una mamma di Alessandria, si è vista arrivare in casa un ufficiale giudiziario in cerca del figlio “moroso per diverse fatture mai pagate a una società di telefonia mobile”.. peccato che l’accusato abbia appena due anni. No, non avete capito male e non si tratta di una bufala ma di un fatto realmente accaduto dove la protagonista è Equitalia, niente di nuovo insomma. Il piccolo non avrebbe pagato le fatture a una società di telefonia mobile dal lontano 2007, quando appunto aveva due anni, riferite all’acquisto di un telefono cellulare del quale non sono state pagate le tasse di registrazione del canone con tanto di interessi.
‘Lei non sa chi sono io!’
Equitalia ha chiesto 166,59 euro per saldare il debito, pur sempre una cifra esagerata per un pagamento inesigibile. La mamma del piccolo “moroso” era convinta di poter denunciare l’errore, eppure dopo aver contattato la compagnia telefonica ed essersi recata presso un negozio di Alessandria, ha scoperto che la questione non si sarebbe risolta: si trattava di un caso di omonimia che coinvolgeva un signore di Casale Monferrato nato nel 1944.
Così, come sempre quando c’è di mezzo la burocrazia, la diatriba fra la signora, Equitalia e addirittura l’Agenzia delle Entrate è andata per le lunghe cercando di stabilire colpe e responsabilità. La famiglia Iudicone quindi si è rivolta ad Alleanza Consumatori e non esclude di avanzare una denuncia per stalking destinata a Equitalia, che da parte sua spiega che il fatto si è già risolto da mesi con un provvedimento che lo aveva annullato nel marzo 2015.
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