[didascalia fornitore=”/ansa”]Ospedale indiano di Gorakhpur[/didascalia]
In tre giorni, 61 neonati indiani sono morti all’ospedale di Baba Raghav Das di Gorakhpur. E’ la stessa struttura, dove, all’inizio del mese di agosto erano morti altri 70 bambini, apparentemente per mancanza di ossigeno. La notizia arriva da Ndtv di New Delhi. Fonti sanitarie parlano di sette vittime per encefalite, mentre altri piccoli sarebbero deceduti per altre malattie. Un medico del reparto di Pediatria ha dichiarato all’emittente indiana che la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare a causa delle piogge e delle inondazioni in corso nello Stato di Uttar Pradesh.
“Stiamo ricevendo molti pazienti da Uttar Pradesh orientale, Bihar e Nepal, colpiti da una forte ondata di maltempo causata dal monsone stagione. Questo porta inevitabilmente a un possibile aumento della mortalità”. Secondo le statistiche dell’ospedale Baba Raghav Das, dall’inizio dell’anno sono morti 1.250 bambini per encefalite nel reparto di rianimazione neonatale.
Ieri, il direttore dell’ospedale, Rajeev Mishra, e la moglie, sono stati arrestati in merito all’indagine sulla morte degli altri 70 bambini, quelli di inizio agosto. La mancanza di ossigeno nella struttura sanitaria, infatti, era dovuta al mancato saldo di alcune fatture da parte dei proprietari stessi. Una situazione che ha scatenato indignazione in tutta l’India per il modo in cui viene gestito il servizio sanitario nazionale.
Una studentessa di 15 anni, Khushi Chandra, ha istituito Oxygen Gorakhpur, per raccogliere ossigeno per l’ospedale. “Queste tragedie potevano essere impedite. A nessun bambino può essere negato il diritto alla vita e, in questo caso, il diritto di respirare”. Va detto anche che la sindrome acuta dell’Encephalitis e le epidemie di encefalite giapponese sono molto comuni in India, in particolare durante la stagione dei monsoni.
Nel Paese, la sanità pubblica viene finanziata con appena l’1 per cento del Pil, una delle percentuali più basse al mondo.