La palma da cocco non è più un albero, almeno secondo il governo dell’ex colonia portoghese di Goa, situata nel Sud dell’India. La decisione ratificata dal Parlamento locale viene giustificata come un semplice rimedio normativo per sanare un precedente errore, ma poiché il diavolo si nasconde nei dettagli, è facile ipotizzare che il rischio deforestazione possa vertiginosamente aumentare: a pensarlo non sono esclusivamente gli ambientalisti, ma la maggior parte dell’opinione pubblica locale, cavalcata dal partito dell’opposizione del Congresso, secondo cui dopo l’approvazione di questa norma sarà più facile per la lobby dei costruttori realizzare i propri progetti a danno dell’ecosistema e del commercio di Goa, località famosa in tutto il mondo per le spiagge tropicali e per i rave party, ma che ha nella palma da cocco una delle principali voci dell’economia locale.
Allo stato attuale non è possibile valutare quale impatto avrà la decisione di cancellare la tutela giuridica per la palma da cocco a Goa, ma il timore è che la potente lobby dei costruttori possa ora approfittarne per sradicare interi palmeti allo scopo di costruire palazzi e alberghi. Il ministro dell’Ambiente, Rajendra Arlekar, del partito del Bjp, ha spiegato che la palma era stata inserita per errore nella lista delle piante protette del ‘Goa Daman and Diu Preservation of Trees Act’, una norma del 1984 secondo cui non si possono tagliare gli alberi senza il permesso del dipartimento delle Foreste: dal punto di vista botanico questa pianta appartiene alla categoria delle ‘palme da frutto’, e come tale, non avendo dei rami, non può rientrare nella definizione di albero. Una giustificazione che non convince gli ambientalisti e nemmeno gli agricoltori, che paventano il rischio che una colata di cemento possa abbattersi su molti palmeti, che oltre ad essere una delle caratteristiche principali del paesaggio locale, rappresentano anche l’unica forma di sussistenza per molte famiglie, essendo la noce di cocco il prodotto agricolo di maggiore esportazione di Goa.
I timori degli ambientalisti non sono infondati né generici, giacché esistono su carta alcuni grossi progetti edilizi che finora sono rimasti bloccati dalle contestazioni della popolazione locale: tra di essi vi è un campo da golf sul promontorio di Tiricol, a nord di Goa, dove già adesso sorge un hotel a 5 stelle, e una fabbrica di birra a Sanguem, situata a sud. La modifica allo status della palma da cocco favorirà l’approvazione e la realizzazione di questi progetti? La deforestazione, uno dei mali ambientali più diffusi nel continente asiatico, rischia di trovare un’ulteriore spinta con questa vicenda, con tutte le catastrofiche conseguenze che possono generare a livello globale. Chi salverà adesso le palme di Goa dalla distruzione?
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