[didascalia fornitore=”ansa”]La folla scesa per le strade di Barcellona contro la decisione del governo spagnolo[/didascalia]
L’indipendenza della Catalogna scatena la reazione di Madrid che ha deciso di applicare l’articolo 155 della Costituzione spagnola, di fatto commissariando il governo di Carles Puigdemont e la stessa autonomia della Catalogna. Nel suo discorso, il premier Mariano Rajoy ha elencato le modalità con cui il governo centrale intende riportare la legalità e “recuperare la normalità e la convivenza”, con l’obiettivo di andare a nuove elezioni al massimo entro sei mesi. Le misure, decise con l’appoggio del Partito Popolare (che ha la maggioranza) e con quella dell’alleato di Ciudadanos e dei sociali del POSE, sono molto severe e, secondo molti commentatori, faranno venir meno l’autonomia de la Generalitat. La risposta del governo catalano è stata dura e immediata, mentre le strade di Barcellona si sono riempite di una folla di persone per protestare contro la scelta di Madrid. Puigdemont ha parlato di “golpe” e ha indetto per giovedì la riunione plenaria del Parlamento in cui dovrebbe dichiarare l’indipendenza unilateralmente.
Il commissariamento della Catalogna era nell’aria, ma in molti si aspettavano misure più morbide in vista di una dialogo che non c’è mai stato tra i due principali protagonisti. Invece, nel presentare l’applicazione dell’articolo 155, Rajoy ha scaricato tutte le responsabilità sul governo catalano, colpevole di aver “cercato lo scontro avviando un processo unilaterale e illegale”, cosa che avrebbe “obbligato ad accettare un referendum indipendentista che non potevamo accettare”.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/mondo/2017/10/13/articolo-155-costituzione-spagnola-cos-e-e-cosa-c-entra-con-l-indipendenza-della-catalogna/187881/” testo=”Cos’è e cosa dice l’articolo 155 della Costituzione spagnola”]
“Non era nostro desiderio” mettere in atto l’articolo 155 per la prima volta nella recente storia democratica del paese, ha aggiunto il premier, “ma nessun governo può accettare che la legge venga violata”. Da qui la scelta di imporre misure drastiche alle autorità catalane in modo da “tornare alla legalità, recuperare la normalità e la convivenza, continuare con la ripresa economica e andare a nuove elezioni in Catalogna”, entro un massimo di sei mesi.
L’articolo 155, come avevamo già visto, lascia molto spazio di manovra al governo centrale per intervenire contro una comunità autonoma, come è la Catalogna, per ripristinare la legge e la Costituzione che, ricordiamo, sancisce l’unione dello Stato nel rispetto delle diverse autonomie.
In particolare, Rajoy ha elencato i punti che intende attuare contro il governo catalano: nuove elezioni entro sei mesi; rimozione del capo della Generalitat, dei consiglieri e dei vicepresidenti che formano il governo della Catalogna, cioè di Puigdemont e dei suoi uomini più fidati, previo accordo del Senato spagnolo; riduzione dei poteri del Parlament, come si chiama il parlamento catalano, che continuerà ad avere la funzione rappresentativa ma non potrà proporre nessun candidato alla Generalitat; intervento diretto di Madrid nella radio e televisione pubblica catalana; riscossione diretta delle imposte che erano di competenza di Barcellona; la possibilità di controllare la polizia catalana, i Mossos d’Esquadra.
“Con queste iniziative non si sospende l’autonomia né l’autogoverno della Catalogna ma si sospendono le persone che hanno messo la Catalogna fuori dalla legge”, ha specificato il premier spagnolo.
Di golpe e di attacco alla democrazia ha invece parlato Puigdemont che ha definito la scelta di Madrid “il peggior attacco dai tempi del franchismo”. Il presidente de la Generalitat si è poi rivolto alla UE: “Se i valori fondanti europei sono stati messi a rischio qui in Catalogna, sappiate che lo saranno anche in Europa. Noi siamo europei e siamo convinti che l’Europa pacifica dovrebbe proteggere ognuno di noi, stare al nostro fianco”.
Giovedì 26 ottobre ci sarà la seduta plenaria del Parlament in cui potrebbe proclamare l’indipendenza della Catalogna, mentre venerdì 27 ci sarà la votazione in Senato a Madrid per destituire Puigdemont: una vera due giorni di fuoco per la Spagna.