[didascalia fornitore=”ansa”]Carles Puigdemont[/didascalia]
Continua la situazione di stallo in Catalogna. Il presidente de la Generalitat Carles Puigdemont glissa su quanto chiesto dal premier Mariano Rajoy sulla dichiarazione d’indipendenza sospesa dello scorso martedì e anzi, nella sua risposta, letta a Catalunya Ràdio e RAC1, ha ricordato di averla sospesa per aprire un processo di accordo col governo centrale, chiedendo due mesi di dialogo. Immediata è arrivata la reazione di Madrid, che aspettava la risposta entro le 10 di lunedì 16 ottobre: quanto detto da Puigdemont non può essere considerato una vera risposta al quesito centrale sulla validità della dichiarazione d’indipendenza e ha ricordato che c’è tempo fino al prossimo giovedì per chiarire cosa intende fare per rispettare i propri impegni istituzionali.
Il balletto tra Barcellona e Madrid continua in un tira e molla che vede Puigdemont sempre più in bilico, conteso tra le spinte indipendentiste senza se e senza ma dei suoi alleati di governo e la netta chiusura da parte di Rajoy.
Il premier spagnolo aveva chiesto di chiarire se era stata dichiarata o meno l’indipendenza della Catalogna nel suo discorso al Parlamento dello scorso martedì e si aspettava solo due risposte: il sì, che avrebbe fatto partire la procedura dell’articolo 155 della Costituzione, il no che avrebbe chiuso ogni progetto indipendentista.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/mondo/2017/10/13/articolo-155-costituzione-spagnola-cos-e-e-cosa-c-entra-con-l-indipendenza-della-catalogna/187881/” testo=”Cos’è e cosa prevede l’articolo 155 della Costituzione Spagnola”]
Invece, Puigdemont ha scelto una terza via, quella del “forse”. Come ricorda El Pais, nella sua lettera inviata a Rajoy (che trovate qui in originale in PDF), il leader catalano difende la via del dialogo, sottolineando come la sospensione della dichiarazione di indipendenza sia il suo contributo all’apertura del dialogo con Madrid e ipotizzando che in “due mesi” si possa trovare un accordo.
Nelle quattro pagine di lettera, Puigdemont chiede inoltre di porre fine alla “repressione contro la gente e il governo della Catalogna” e di iniziare a parlare “come si usa fare nelle democrazie consolidate”. La sospensione, nelle intenzioni di Barcellona, è il segno della “volontà di trovare una soluzione” e di non volere lo scontro”, invitando altri mediatori a partecipare al processo di mediazione. “Non l’ho fatto per debolezza, ma per avanzare una proposta onesta per trovare una soluzione per il rapporto tra lo Stato spagnolo e la Catalogna, rimasto bloccato da molti anni”, aggiunge.
La risposta è anche l’occasione per il governo catalano di chiedere lo stop delle operazioni giudiziarie già iniziate da parte della giustizia centrale contro alcuni dei protagonisti del referendum del 1° ottobre. Puigdemont ricorda come proprio in questa giornata dovrebbero iniziare i procedimenti per l’accusa di sedizione contro alcuni esponenti dell’Assemblea Nazionale Catalana e dell’associazione culturale Òmnium che hanno sostenuto l’indipendenza, compreso il processo contro il capo dei Mossos d’Esquadra Josep Lluís Trapero, che la Guardia Civil considera “totalmente implicato nel processo indipendentista” e che è atteso in Procura.
L’invito al dialogo è pressante. “Non lasci che la situazione peggiori ancora”, chiede a Rajoy. “Sono sicuro che se guardiamo avanti, possiamo trovare la via della soluzione”.
Alla fine della lettera, Puigdemont avverte che la sua offerta di dialogo non è compatibile con gli interventi di polizia, giudiziari o amministrativi del governo centrale. “La nostra proposta di dialogo è sincera, nonostante tutto ciò che è accaduto, ma è incompatibile con l’attuale clima di crescente repressione e minaccia”, conclude.
La controrisposta del governo di Madrid è stata veloce e chiara: la lettera di Puigdemont non può essere considerata una risposta valida. Il ministro della Giustizia Rafael Catalá lo ha dichiarato alla stampa a margine delle celebrazioni di un convegno dei ministri Ibero-americani, ricordando che il premier Rajoy gli ha dato tempo fino a giovedì 19 ottobre per chiarire quali misure intende adottare per far fronte ai suoi obblighi istituzionali.
Catalá ha inoltre aggiunto che il presidente de la Generalitat è “obbligato” a dare una “risposta chiara e semplice” alla domanda posta dal governo centrale nei termini previsti.
“Solo questa risposta eviterà l’applicazione dell’articolo 155”, avvertono dal palazzo della Moncloa. “Qualunque altra contestazione, che sia una lettera o la semplice ripetizione del discorso al Parlamento, non eviterà l’articolo 155”.
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