[didascalia fornitore=”ansa”]Rajoy durante la riunione d’emergenza del governo[/didascalia]
Mariano Rajoy risponde a Carles Puigdemont e soprattutto all’indipendenza della Catalogna , durata meno di un minuto, il tempo che il presidente de la Generalitat, la dichiarasse unilateralmente davanti al parlamento catalano per poi sospenderla. Il premier spagnolo parla ai giornalisti con breve messaggio prima di continuare la sessione straordinaria dell’esecutivo: la Catalogna chiarisca se ha dichiarato l’indipendenza. La richiesta di Madrid è il primo atto per mettere in pratica l’articolo 155 della Costituzione, che scioglierebbe l’autonomia della Regione catalana, rimettendo i poteri al governo centrale, in attesa di nuove elezioni. La richiesta è stata fatta anche per offrire “certezze” e “chiarezza” agli spagnoli e ai catalani, insiste Rajoy. Ora la palla torna nel campo di Barcellona: il portavoce de la Generalitat ha già chiarito che, in caso di rottura, la Catalogna continuerà per la sua strada.
Alla delusione delle piazze, dove si erano riuniti gli indipendentisti, e della coalizione di governo, ora si somma il rischio di veder fallire il tentativo di dialogo, richiesto da Puigdemont nel suo discorso del 10 ottobre, quando ha dichiarato che il referendum era un chiaro “mandato del popolo perché la Catalogna diventi uno Stato indipendente sotto forma di repubblica”, per poi proporre una sospensione dell’effetto della dichiarazione di indipendenza in modo da intraprendere “un dialogo per raggiungere una soluzione concordata” con l’esecutivo spagnolo.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/mondo/2017/10/10/indipendenza-catalogna-spunta-un-piano-segreto-per-la-secessione/187437/” testo=”Il piano segreto della Catalogna per la secessione”]
Il governo spagnolo è pronto a far valere l’articolo 155 della Costituzione e a impedire così il piano unilaterale di indipendenza della Catalogna. In un breve messaggio alla stampa, il premier ha chiesto a Puigdemont di chiarire se ha dichiarato l’indipendenza della Catalogna, requisito necessario prima di “qualsiasi misura che il governo può adottare a norma dell’articolo 155 della Costituzione “, ha precisato Rajoy.
Nel sottolineare di voler dare “certezze” e “chiarezza” agli spagnoli e ai catalani, il premier ha poi ricordato che “nella risposta alla richiesta, il sig. Puigdemont ha l’opportunità di rispondere a tanti appelli arrivati da tante aree per ritornare alla legalità”.
Se lo farà, “il periodo di illegalità e di incertezza” finirà. “La pace e la tranquillità devono essere ripristinati. Continuerò ad agire con prudenza e tranquillità “, ha concluso.
[didascalia fornitore=”ansa”]Pudgemont firma la dichiarazione d’indipendenza[/didascalia]
“Assumo il mandato del popolo perché la Catalogna diventi uno Stato indipendente sotto forma di Repubblica”. Inizia così il discorso di Carles Puigdemont, presidente de la Generalitat catalana. La gioia degli indipendentisti dura però pochissimo. La frase successiva infatti sospende gli effetti della dichiarazione di indipendenza. “Propongo che il Parlamento sospenda gli effetti della dichiarazione di indipendenza perché nelle prossime settimane si intraprenda il dialogo”.
Quello che doveva essere un discorso storico per la metà dei catalani, che chiedono l’indipendenza, si è trasformato in un gioco politico che non è piaciuto alla piazza (che si è sentita tradita) ma soprattutto ai partiti indipendentisti che sostengono il governo catalano. A complicare le cose, è arrivata la dichiarazione di 72 deputati per la “lotta all’indipendenza”: la spaccatura all’interno della sinistra indipendentista potrebbe già essere iniziata.
Non solo. La stampa vicina a Madrid non ha mancato l’occasione per parlare di “ricatto“: secondo i maggiori quotidiani del Paese, da El Pais a El Mundo, Puigdemont ha usato il referendum per minacciare l’esecutivo spagnolo, in quello che viene definito da più parti un vero “tradimento” che ha il solo scopo di “prolungare la tensione”.
La sospensione viene chiesta per due motivi principali: frenare l’emorragia di imprese che stanno lasciando la Catalogna, gettando le basi per una possibile crisi economica nella Regione, e chiedere l’intervento della UE a sostegno della secessione. “Chiedo che si dedichi a fondo alla questione e che si appelli ai valori fondamentali dell’unione”, ha aggiunto.
Nello spiegare la sospensione, Puigdemont ha parlato di un “consenso molto ampio e trasversale” che possa dare in futuro la possibilità “ai catalani di decidere attraverso un referendum”. Il passaggio è importante perché, in un certo senso, è come se confermasse la non validità del voto dell’1 ottobre quando si recò alle urne meno della metà dei catalani.
Nel frattempo, la Generalitat intende instaurare il dialogo con lo Stato spagnolo anche se la risposta finora è stata “negativa, radicale e combinata con la persecuzione delle istituzioni catalane”. “Non siamo delinquenti, né pazzi né golpisti né rapiti”, ha poi aggiunto, in spagnolo. “Non abbiamo nulla contro la Spagna e gli spagnoli”, ma la “relazione non funziona” ed è per questo, insiste, che “vogliono migliorare”.
Al governo centrale ha poi chiesto di “ascoltare” chi sostiene la mediazione, compresi “i milioni di cittadini di tutta la Spagna che chiedono di rinunciare alla repressione e all’imposizione”, mentre ai catalani ha chiesto di “agire con rispetto” verso coloro che la pensano diversamente.
Infine, alle aziende che stanno lasciando la Catalogna ha chiesto di continuare a generare ricchezza e “a non cadere nella tentazione di utilizzare il loro potere per intimidire la popolazione”.
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