Gianni Infantino, il presidente della Fifa, dopo aver difeso a spada tratta l’ultima edizione dei Mondiali, sottostimando l’importanza dei diritti umani (e non solo), è inciampato in una gaffe anche alla veglia, organizzata nello stadio del Santos, per Pelé. Vicino alla salma di O Rei, infatti, il numero uno del calcio mondiale è stato beccato mentre si scattava dei selfie con alcuni ex compagni di squadra della leggenda brasiliana, scatenando diverse polemiche.
Per giustificarsi, perché l’ha dovuto fare, Infantino ha usato Instagram. Nel lungo post, con tanto di foto incriminata, il presidente della Federcalcio internazionale ha spiegato che gli autoscatti gli sono stati richiesti dagli ex calciatori che, però, non erano in grado di farli. Figuriamoci, ha detto, se avrebbe potuto in alcun modo mancare di rispetto a Pelé.
A marzo, Gianni Infantino, avvocato svizzero nato da genitori italiani, sarà rieletto per la terza e ultima volta come presidente della Fifa, il massimo organo di amministrazione del calcio mondiale che presiede da febbraio del 2016, quando succedette al dimissionario Joseph ‘Sepp’ Blatter.
Essendo l’unico candidato, infatti, difficilmente potrebbe essere svantaggiato dalla concorrenza di qualcun altro, eppure, come ci ha dimostrato soprattutto con i Mondiali in Qatar, un cambio al vertice dell’organizzazione del mondo del pallone sarebbe quanto mai necessaria.
Ecco, se nel caso della coppa del mondo organizzata dal primo Paese mediorientale, ad autunno inoltrato, l’italo svizzero è più volte inciampato in scivoloni che difficilmente sarebbe potuti finire sotto traccia – l’esempio più eclatante è stato quello in cui, il giorno prima dell’esordio della competizione ha sottostimato le morti dei lavoratori migranti, avvenute per la realizzazione di tutti gli impianti dei mondiali stessi, o ha spiegato di come si potesse derogare ai diritti per la comunità Lgbtqi+ per rispettare le leggi degli emiri -, neanche alla veglia per commemorare uno dei più grandi calciatori mai esistiti, sì Pelé, Infantino si è comportato tanto meglio.
A pochissimi metri dalla salma di O Rei, allo stadio del Santos, prima dei funerali privati in cui si darà l’ultimo saluto al brasiliano vincitore di tre coppe del mondo, il numero uno del calcio ha inforcato il telefonino, pardon lo smartphone, e si è fatto un selfie con alcuni degli ex compagni di squadra di Pelé, tra cui Lima, Da Silva, Manoel de Morais.
Come se fosse tutto normale, insomma, come se l’occasione fosse quella giusta per immortalarsi con altre persone, famose o non che fossero. Come se a lui fosse tutto concesso in nome di non si sa che cosa. Brutte notizie, però, perché così non è stato e non è, perché quell’autoscatto è diventato l’ennesimo episodio, meglio pretesto per andargli contro. Lo ha fatto anche l’ex telecronista della Rai Riccardo Cucchi, ma come lui sono stati a giudicare irrispettoso il comportamento di Infantino (noi compresi).
Avendo attirato così tante ire – sottolineiamolo ancora: giustificate -, Infantino ha dovuto chiedere scusa per l’autoscatto con i brasiliani ed ex compagni di squadra di Pelé. In un lunghissimo post su Instagram, il presidente della Fifa ha detto di essere “sgomento dopo essere stato informato che alcune persone mi stanno criticando per aver scattato un selfie e delle foto ieri alla cerimonia“.
“Vorrei precisare che sono stato onorato che i compagni di squadra e i familiari del grande Pelé mi hanno chiesto se potevo scattare qualche foto con loro. E ovviamente ho subito accettato – ha scritto ancora -. Nel caso del selfie, i compagni di squadra di Pelé hanno chiesto di fare un selfie di tutti noi insieme ma non sapevano come fare. Così, per essere d’aiuto, ho preso il telefono di uno di loro e ho scattato la foto di tutti noi per lui“. D’altronde, ha precisato, “se essere d’aiuto a un compagno di squadra di Pelé crea critiche sono felice di prenderle e continuerò a essere utile ovunque possibile a chi ha contribuito a scrivere pagine leggendarie del calcio“.
Così come aveva dimostrato poco prima chiedendo che in tutti gli Stati venisse intitolato uno stadio a O Rei, come faranno a Zurigo, Infantino ha ribadito la stima nei confronti del calciatore morto il 29 dicembre e ha concluso dicendo che spera “che chi ha pubblicato o detto cose senza sapere e senza cercare informazioni possa avere la decenza e il coraggio di ammettere di aver sbagliato e correggere ciò che ha detto“.
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