Coldiretti e le aziende di settore lanciano l’allarme: il costo dei beni alimentari subirà considerevoli rincari che andranno ad impattare in modo ragguardevole sulla capacità di spesa delle famiglie.
A causare l’aumento del cartellino di alcuni beni alimentari e di prima necessità sarà innanzitutto il balzo vertiginoso del prezzo dell’energia, a cui va aggiunta la spirale dell’inflazione e l’ondata di siccità avuta quest’estate.
564€ di spesa extra per le famiglie italiane nell’arco del 2022 è quanto stima la Coldiretti, fondandosi su dati ISTAT, quale rincaro medio generale per i consumatori della Penisola.
L’intrecciarsi di inflazione, caro energia e siccità ha già causato un +3.6% di costi per gli acquisti alimentari. L’impennata ha così decretato una diminuzione nella scelta dei prodotti da mettere nel carrello del supermercato, un taglio agli acquisti valutato intorno al 3.2% rispetto alla norma degli anni passati.
Contemporaneamente sempre più cittadini scelgono quali mete per i rifornimenti alimentari discount e tipologie di cibo low cost: quasi il dieci percento (9.6%) ha optato per questa soluzione nella prima metà del 2022.
Sempre secondo Coldiretti i derivati dai prodotti cerealicoli (pane, pasta, riso) saranno i più soggetti agli aggravi, con una stima che tocca i più 115 Euro annui. A seguire: carne ed insaccati (+98€), verdure (+81€), uova e latticini (+71€) e pesce (+49€).
Proprio il reparto ittico è uno dei primi a lanciare l’allarme insostenibilità dei costi. Fin dai primi mesi di conflitto in Ucraina, col prezzo dei carburanti esploso per via delle manovre speculative russe, gli occupati sui pescherecci avevano indetto uno sciopero nazionale motivato dall’insostenibilità del costo del gasolio con cui rifornire le imbarcazioni.
Oltre a ciò l’intero settore ittico è fortemente energivoro: basti pensare all’ineliminabile impiego di celle frigorifere, attrezzature per la pesca, reti e materiali per il confezionamento, la battitura, il trasporto verso i centri di distribuzione. Il tutto è plasticamente visibile sul costo delle cassette di pescato: già accresciuto del 50%, si prevede un raddoppio netto (+100%) entro la fine dell’anno.
A soffrire non è solo la pesca purtroppo: grandi aziende del comparto caseario hanno messo all’erta su un prezzo del latte che potrebbe sfondare i 2 Euro al litro. Anche in questo caso il miglior modo per comprendere i reali rincari è andare alla fonte della catena produttiva. Il valore del latte sfuso alla stalla è passato dai 38 centesimi al litro agli attuali 57 centesimi (+50%).
Inevitabilmente costo maggiorato degli alimenti significa anche conti più salati in bar e ristoranti, non solo al supermercato.
Se la crescita del prezzo della tazzina di caffè è ormai nota ai più, lo stesso dovrebbe avvenire anche per altri beni di largo consumo come la pizza. Numerosi commerciati e pizzaioli avverto di come, stanti i prezzi attuali, saranno probabilmente costretti a maggiorare di 1€ i prodotti presenti sui loro menù.
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