L’Efsa e l’Ecdc hanno evidenziato come l’influenza aviaria che si sta verificando nel biennio 2021-22 sia la più grande a livello europeo.
Sono oltre 47 milioni i volatili che sono stati abbattuti negli allevamenti e quasi 2500 i focolai in tutta Europa.
Ad accertare la gravità della situazione sono state l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, due agenzie autorevoli che fanno parte dell’UE.
Queste hanno diffuso i numeri di questa grandissima epidemia che ha provocato 2500 focolai in tutta Europa e lo smantellamento di tantissimi allevamenti dalla Norvegia al Portogallo. 47 milioni i volatili abbattuti e oltre 3500 casi di aviaria riscontrati anche negli uccelli selvatici, questi dati ci mostrano un quadro davvero allarmante, mai visto fino ad oggi.
L’aviaria può essere trasmessa anche all’uomo ma le probabilità sono molto basse, tuttavia i soggetti che per motivi professionali sono particolarmente esposti, devono prestare molta attenzione perché in questo caso non è una possibilità così remota.
Dopo la Francia, il nostro Paese è il secondo per numero di focolai e l’emergenza continuerà ancora per diverso tempo perché a differenza del passato, quest’anno i rilevamenti sono stati maggiori.
Efsa e Ecdc hanno evidenziato come l’influenza aviaria del 2022 sia la peggiore mai vista, anche perché sono stati registrati molti casi soprattutto nel periodo estivo.
Questo dato ci fa capire la gravità della situazione, infatti solitamente i mesi più caldi sono quelli in cui c’è un rallentamento dell’infezione e in questo tempo non si verificano quasi mai casi positivi.
Il virus invece l’ha fatta da padrone anche durante l’estate 2022 appena trascorsa, raggiungendo in particolare le colonie riproduttive di uccelli marini sulla costa atlantica, causando un tasso di mortalità molto alto.
Germania, Regno Unito, Paesi Bassi e Francia sono i Paesi più colpiti dall’emergenza in questo senso.
In realtà rispetto ai mesi precedenti a giugno, il numero di focolai negli uccelli domestici sono diminuiti, però il dato è comunque preoccupante perché è di 5 volte superiore a quello dell’anno scorso sempre nel periodo che va da giugno a settembre.
“l’epidemia è ancora in corso a causa dell’inizio delle migrazioni autunnali. l’aumento dei volatili selvatici che svernano in europa porterà probabilmente a un maggior numero di uccelli positivi all’infezione”
queste le parole di Guilhem de Seze di Efsa, capo del dipartimento “Elaborazione valutazioni del rischio”.
Nel 2021 il virus arrivò per la prima volta in Europa e in America, e da quel momento si sta diffondendo sempre più rapidamente, per questo l’Efsa ha sottolineato in una nota, che bisognerà mettere in atto strategie per prevenire l’influenza aviaria sia a medio che a lungo termine.
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