Ecco chi saranno gli sfortunati che riceveranno meno soldi sulla propria pensione, a seguito di alcuni cambiamenti sulle rivalutazioni.
Le nuove normative coinvolgono in pieno il settore delle pensioni, ma non tutti i pensionati potranno ottenere dei vantaggi. Vediamo chi e perché si parla di svantaggi per alcuni pensionati.
Se si parla di pensioni, si tocca un argomento caldo soprattutto in questo periodo in cui si parla anche di cambiamenti circa le rivalutazioni. Cambiamenti questi che hanno una connotazione diversa in base ai casi.
Sulle rivalutazioni c’è una stretta sicuramente radicale e ciò rappresenta uno dei mutamenti primari che hanno coinvolto gli assegni dei pensionati, a partire dagli inizi di gennaio.
Da una parte ci sono le persone con le pensioni più basse che finalmente possono vedere uno spiraglio in più, grazie a quello che è definito come super adeguamento. Ciò in quanto corrisponde al 120 per cento, potendo contare su un aumento superiore per tutti gli over 75.
D’altro canto, però, ci sono pure i pensionati che ricevono cifre più alte. Infatti chi percepisce ogni mese 2.100 euro lordi, dovrà sostenere l’assenza di un aumento che si eleva in base alla crescita dell’importo.
Questo sta a significare che si potrebbero anche raggiungere delle cifre considerevoli che, andandosi ad accumulare, potrebbero equivalere perfino a delle perdite di ben 13 mila euro in un lasso di tempo di una decina d’anni.
Tale calcolo interessa i pensionati al di sopra dei 2.500 euro. Mentre per chi riceve al mese una cifra di circa 5.000 euro lordi, la perdita corrispondente sarà di meno 69.000 euro.
Per merito dell’intervento decisivo da parte di Berlusconi, le pensioni minime potranno usufruire di cifre mensili molto più interessanti.
Si inizia con una base minima di 525 euro al mese, tenendo conto che l’aumento va oltre il 100 per cento, per quanto riguarda l’inflazione conferita. In questo modo si potrà arrivare a 571 euro. Per chi ha più di 75 anni, il beneficio sarà anche ulteriore, potendo disporre di un incremento corrispondente a un massimo di 600 euro mensili.
La trasformazione concernente i sistemi di rivalutazione si fonda prettamente sul taglio delle percentuali. Quest’ultimo può variare in base all’importo delle pensioni. Conseguentemente i pensionati che vanno a percepire, per esempio, fino a 2.100 euro, potranno contare su una totale rivalutazione approssimativa di 150 euro in più al mese.
Dunque per questi pensionati non cambierà nulla, ma per altri invece ciò significa solo una cosa che può essere tradotta con un solo termine: Perdita.
Se per alcuni la rivalutazione in atto sugli assegni dei pensionati non sta avendo alcun effertto negativo, la stessa cosa non si può dire per gli altri pensionati: per chi riceve un assegno da 2.102 a 2.627 euro la rivalutazione sarà dell’85 per cento.
Per gli assegni da 2627 euro a 3152 euro sarà del 53 per cento. Si scende a una rivalutazione del 47% per quelli da 3.152 euro a 4.203 euro e al 37% per quelli fino 5.254 euro.
La rivalutazione sarà del 32 % per gli altri assegni che superano di 10 volte il minimo.
Tutto questo porta a dei tagli non indifferenti, diversi se non si fosse applicato questo meccanismo: nello specifico vediamo come chi percepisce assegni mensili fino a 2500 euro, riceverà 24 euro mensili in meno e quindi 293, 52 euro in meno all’anno.
La stessa cosa per chi percepisce fino a 3000 euro di assegni: riceverà meno 92 euro mensili e chi invece percepisce 4000 euro riceverà meno 126 euro mensili.
Insomma rivalutazioni diverse portano a tagli diverse e quindi a perdite diverse che in alcuni casi sono davvero forti.
In base a quello che è stato detto sinora, è chiaro come il nuovo taglio per alcuni sia davvero penalizzante.
Come hanno anche affermato gli esperti Alberto Brambilla e Antonietta Mundo si sono verificate situazioni come questa con il Governo Monti nel 2012/2013 quando appunto fu azzerata la rivalutazione dei pensionamenti arrivando a penalizzarne molte.
Si parla di tagli importanti che non dovrebbero accadere: anche 1999/2001 con il governo Amato si avanzò una rivalutazione del 30% sugli assegni da 5 a 8 volte il minimo, fino a azzerare quelli più alti.
Successivamente anche i governi Letta, Renzi, Gentiloni e Conte 1 e 2 hanno provveduto a deufradare i pensionati con assegni 4 volte il minimo con delle perdite importanti.
Chi percepiva una pensione di 3.400 euro lordi mensili nel 2005 ha perduto, tra 2006 e 2023, 48.700 euro come mancati incrementi da aggiungersi a una perdita a vita di circa ulteriori 5.870 euro all’anno.
Tutto questo fa capire quanto alcuni pensionati siano stati danneggiati. Ma anche oggi si sta facendo questo. Pensiamo agli sfortunati che riceveranno 293,52 in meno sulla propria pensione poichè percepiscono assegni fino a 2500 euro lordi e su questi sono stati fatti specifici tagli.
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