Solamente ad alcuni cittadini italiani, l’INPS permette di andare in pensione con 30 anni di contributi. Quali sono le categorie fortunate? Scopriamolo insieme.
In giovane età, al termine del percorso formativo, il desiderio più grande è quello di trovare un impiego soddisfacente e in linea con gli studi fatti. Tuttavia, per quanto si possa amare il proprio lavoro, il tempo passa per tutti. E con lo scorrere degli anni, si sa, si inizia ad avvertire sempre di più il bisogno di abbandonare impegni e responsabilità professionali. Prediligere il relax e il tempo libero trascorso in famiglia diventa, dunque, una priorità. La pensione è un traguardo che tutti noi aspiriamo a raggiungere, ma quel momento, per molti lavoratori, sembra non arrivare mai.
Età anagrafica e contributi versati giocano un ruolo fondamentale, in questi casi, ma raggiungere la soglia idonea di entrambe richiede tempo, fatica e tanta, tanta pazienza. Per alcune categorie di lavoratori, però, esiste la concreta possibilità di andare in pensione con 30 anni di contributi versati.
Di chi si tratta? Quali sono i requisiti necessari da possedere per beneficiare di tale servizio? Ecco, a tal proposito, tutto quello che c’è da sapere.
Sembra un miraggio, e invece, andare in pensione con 30 anni di contributi è possibile, grazie al servizio offerto dall’INPS conosciuto con il nome di APE sociale. Si tratta di un anticipo pensionistico destinato a tre particolari categorie di lavoratori valido, attualmente, fino al 31 dicembre dell’anno in corso. Non è da escludere, però, che possa essere prorogato anche per tutto il 2024.
Coloro i quali aderiscono all’APE sociale hanno diritto a una cifra mensile non superiore a 1.500,00 €. In tale servizio, però, non è prevista la tredicesima, così come anche l’opzione della reversibilità e la possibilità di ricalcoli annuali dovuti all’inflazione. Al raggiungimento dei 67 anni di età, inoltre, per poter beneficiare della cosiddetta “pensione di anzianità“, essi dovranno avanzare un’apposita richiesta. Nel caso in cui ciò non avvenisse, resterebbero privi di qualsiasi trattamento pensionistico.
Al netto di ciò, andiamo ora a scoprire quali sono le categorie di lavoratori che, con determinati requisiti, che possono richiedere di beneficiare del servizio in questione da parte dell’INPS.
Come precedentemente accennato, dunque, l’APE sociale è un trattamento pensionistico vero e proprio, ma solo determinati cittadini possono richiederlo. Per poterne beneficare, infatti, bisogna accertarsi di rientrare in una delle tre categorie a cui tale servizio è destinato.
Il primo gruppo di lavoratori che può avanzare la domanda comprende tutti coloro i quali abbiano riconosciuta una disabilità non inferiore al 74%, sia uomini sia donne, ma che abbiano compiuto rispettivamente 61 e 56 anni di età. A seguire, vi sono i disoccupati. Essi, invece, devono avere non meno di 63 anni, oltre a 30 anni di contributi correttamente versati.
L’ultima categoria che può richiedere l’adesione all’APE sociale, infine, è quella dei “caregiver“, ovvero, coloro i quali prestano assistenza a un convivente o a un membro della propria famiglia (di primo grado) affetto da disabilità. Per questi ultimi valgono le stesse regole del gruppo precedente, a patto che abbiano effettuato il loro servizio per almeno sei mesi. Essi, inoltre, possono avvalersi di tale servizio anche se la persona della quale si prendono cura è un parente di secondo grado senza nessun altro che possa farlo o, in alternativa, se anch’essi soggetti disabili con almeno 70 anni di età.
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