Il mese di luglio si prospetta ricco di novità sul fronte INPS. Vediamo cosa è stato stabilito dal Governo in merito alle pensioni.
Le novità INPS non riguardano soltanto le pensioni ma il Governo, durante il suo tavolo, ha cercato anche nuove vie per sostenere i giovani.
Lunedì 26 giugno, dopo oltre 4 mesi di pausa, il tavolo delle pensioni è stato di nuovo affrontato, con importanti novità in merito. Governo e parti sociali si sono incontrate per riprendere i negoziati e discutere le questioni che erano rimaste in sospeso.
La maggior parte dell’attenzione si è focalizzata su quel che ne sarà dei giovani e sulle loro prospettive. Ad essere analizzata la cosiddetta staffetta generazionale e prevedendo lo sviluppo della previdenza complementare dando un nuovo periodo di silenzio assenzo per il trattamento di fine rapporto.
Per loro, infatti, il Governo vuole mettere sul tavolo la pensione di garanzia per scongiurare la possibilità che i tanti lavoratori precari non possano, un domani, percepire la pensione com’è stato, invece, per i loro predecessori. Del resto, la Corte dei Conti ha parlato chiaro: oltre il 28% dei giovani italiani ha una retribuzione annua lorda più bassa di ventimila euro. La pensione di garanzia andrebbe ad interessare coloro che hanno iniziato il lavoro dopo il 1995.
Dei nuovi incontri sono stati schedulati per il prossimo 18 luglio, per quel che riguarda la flessibilità. L’Opzione Donna, invece, verrà discussa il 5 settembre invece, il 18 del mese sempre di settembre, toccherà alla previdenza complementare. Insomma, la strada sembra essere ancora lunga.
La riforma pensionistica verrà attuata gradualmente attraverso misure legislative successive, concretizzandosi completamente entro la fine della legislatura. Perciò, è probabile che verrà prorogato il sistema di Quota 103, probabilmente applicando alcune modifiche.
Tuttavia, l’obiettivo principale della Lega, che potrebbe essere considerato anche come un punto di arrivo, è la Quota 41. Questa misura prevede che si possa lasciare il lavoro con 41 anni di contributi, anche se non si è raggiunta l’età pensionabile.
Anche se si prevede che il percorso per raggiungerlo sarà complesso e richiederà molto tempo. Pertanto, è probabile che si ripeta la quota 103 e l’Ape sociale, due misure che consentirebbero uscite anticipate dal lavoro. Inoltre, prevederebbero anche una revisione dell’elenco dei lavoratori usuranti. Questi ultimi, potrebbero andare in pensione in anticipo
Tuttavia, i sindacati puntano principalmente ad un’opzione pensionistica con l’età di 62/63 anni oppure, in alternativa, 41 anni di contribuzione.
Tra le altre novità, spicca quella relativa all’Opzione Donna che insisterà nel 2023 dopo l’adozione del calcolo contributivo dell’assegno, limitato solo ad un gruppo ristretto di lavoratrici. Ciò è stato stabilito dalla recente legge di Bilancio. Quest’ultima dovrà affrettarsi poiché, in data 31 dicembre, scadranno alcune condizioni tra cui proprio l’Opzione donna così come la conosciamo.
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