INPS, confermata la pensione a 60 anni per queste donne: ecco tutti i requisiti necessari per poter godere di questa incredibile agevolazione.
Finalmente le donne potranno andare in pensione a 60 anni. Ma non tutte. Ecco cosa dice la nuova intesa raggiunta tra Governo e INPS. Solo se hai questi requisiti puoi sfruttare questa possibilità.
Il nuovo Governo guidato da Giorgia Meloni si sta impegnando a contribuire a quei cambiamenti che si ritengono necessari per migliorare il nostro Paese e le vite dei suoi abitanti.
L’attenzione del Governo in queste settimane si concentra tutta su una questione importante: la fondamentale riforma pensionistica. Secondo i dettami della Legge Fornero, ad oggi il pensionamento è possibile solo al raggiungimento dei 67 anni di età e dopo aver versato contributi per 20 anni.
Siamo tra i Paesi europei in cui l’età pensionabile è altissima. Ovviamente questa non è una cosa positiva e Giorgia Meloni si sta impegnando con la sua squadra affinché tale situazione possa cambiare.
Finalmente pare che qualcosa stia iniziando ad andare nel verso giusto. È stata raggiunta una intesa tra Governo e INPS che consente il pensionamento anticipato per le donne. Ma solo se rispettano determinati requisiti. Vediamo quali.
Con il Governo Meloni si sta finalmente andando in una direzione diversa rispetto il passato, si sta percorrendo una strada nuova e a tratti anche rivoluzionaria. Se pensiamo alle leggi antiquate su cui ancora oggi si fonda la giurisprudenza e la giustizia del nostro Paese, quasi rabbrividiamo.
Se c’è qualcosa che porta l’Italia ad aggiudicarsi un primato ignobile è senza dubbio la legge sul pensionamento. Come accennato sopra, secondo quanto stabilito dalla Legge Fornero, possono andare in pensione solo coloro che hanno compiuto il sessantasettesimo anno di età e versato venti anni di contributi.
Parliamo di dati per nulla incoraggianti e che spingono i contribuenti, anche e soprattutto quelli che svolgono un lavoro usurante, a prestare attività lavorativa fino ad una età che possiamo definire già avanzata.
Ecco dunque che il nuovo Governo guidato dalla Meloni, sta facendo di tutto per svecchiare letteralmente questa disposizione di legge. In che modo? Cercando di trovare una soluzione che convenga tanto allo Stato quanto ai cittadini. La Meloni ha proposto che l’età pensionabile per le donne sia fissata al compimento del sessantesimo anno di età.
Il Primo Ministro ha addotto anche delle motivazioni piuttosto valide a sostegno della sua proposta. In Italia, ha sottolineato, non c’è ricambio generazionale dato che i contribuenti sono costretti dallo Stato a richiedere la pensione troppo tardi.
Il mancato ricambio generazionale porta ad un problema che da sempre mette in ginocchio l’Italia: l’impossibilità per i più giovani di inserirsi nel mondo del lavoro. Non la pensa allo stesso modo Tridico che crede invece che abbassare l’età per raggiungere il pensionamento sia un errore. Per quale ragione? Perché non ci sono figure professionali formate al punto tale da andare a rimpiazzare i futuri pensionati.
Giorgia Meloni non ha intenzione però di arrendersi ed ecco che la sua proposta trova accoglimento: le donne potranno andare in pensione a 60 anni ma solo a determinate condizioni.
Nella Legge di Bilancio 2023 ritroviamo ancora l’Opzione Donna che prevede delle agevolazioni a favore della cosiddetta Quota Rosa. Questo piano rimarrà valido per tutto il 2023 seppur con delle limitazioni:
In tutti gli altri casi l’età pensionabile per le donne è fissata a 60 anni. Per tutte le lavoratrici che non possono godere dell’Opzione Donna, c’è un’altra strada da provare, quella del pensionamento anticipato.
In questo caso è necessario che chi richieda di usufruire del pensionamento anticipato abbia compiuto il sessantesimo anno di età e 41 anni e 10 mesi di contributi. Discorso diverso per gli uomini.
Anche il genere maschile può richiedere il pensionamento anticipato sempre al raggiungimento del sessantesimo anno di età e dopo aver versato contributi per 42 anni e 10 mesi.
Anche se l’Opzione Donna si presenta come una agevolazione positiva a favore delle donne, non è comunque abbastanza. I contributi da versare e richiesti per il raggiungimento del pensionamento, presuppongono che chi richiede la pensione sia presente sul mercato del lavoro fin da giovanissimo.
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