Torniamo a discutere sul reddito di cittadinanza e ora ha voluto dire la sua anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.
Si è schierato fortemente contro l’abolizione del reddito o comunque la regolamentazione così estrema come intende fare Giorgia Meloni, poiché a oggi sono milioni i percettori che beneficiano di questo sussidio ma senza questi soldi non avrebbero di che vivere.
Da tempo si parla del reddito di cittadinanza, il sussidio pensato e introdotto dal precedente governo Lega-M5S, per chi non lavora. Sono tante le sfaccettature di questa misura introdotta alcuni anni fa dal governo per contrastare la povertà in cui tante famiglie italiane versavano non potendosi permettere di lavorare per svariate ragioni.
Per accedervi c’è bisogno di alcuni requisiti ma una volta data l’approvazione, il sussidio è utile per fare la spesa, pagare le bollette e in generale provvedere al sostentamento di sé stessi e della famiglia.
L’aiuto dello Stato viene quantificato in somme diverse a seconda dei requisiti del richiedente, a cui viene riconosciuto il reddito solo dopo che veramente viene riconosciuta la sua impossibilità, al momento della richiesta, di lavorare. Tuttavia molti hanno lucrato su questo sussidio che invece servirebbe solo a chi realmente ne ha bisogno. Li chiamano i “furbetti del reddito” e sono coloro che pur non avendone bisogno ne beneficiano.
Sono state sventate truffe enormi ai danni dello Stato, da parte di percettori del Rdc che invece avevano auto di lusso, immobili e altri beni non compatibili con il sostegno oppure, in alcuni casi, mancava addirittura la cittadinanza italiana.
Proprio per questi episodi il governo Meloni ha ritenuto opportuno posizionare fra i primi punti del suo operato proprio questa misura e ora si parla di una regolamentazione abbastanza drastica, che lo prevede solo per coloro che non possono lavorare.
Il presidente dell’Inps ha voluto far sentire la sua voce in merito, definendo la misura necessaria perché non è pensata solo per chi effettivamente non può svolgere occupazioni, ma anche per chi ha difficoltà a trovare lavoro.
Nel modus operandi della Meloni invece questa categoria verrebbe esclusa. Il Rdc non ha portato solo danni, infatti fra i 2,45 milioni di percettori, il 20% ha trovato lavoro.
Il reddito infatti prevede anche un programma di inserimento a lavoro che pone ai primi posti delle selezioni proprio i percettori, qualora ovviamente rispondano ai requisiti necessari per la posizione in questione.
“per milioni di persone, senza il reddito di cittadinanza rimane solo la caritas. c’è la naspi per chi perde il lavoro ma dura al massimo 2 anni. ricordiamoci che il rdc è fondamentale per anziani, disabili e minori”
così Pasquale Tridico si è espresso in una recente intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, difendendo il sussidio.
Il numero 1 dell’Inps ha puntato il dito contro i cosiddetti divanisti, ovvero coloro che beneficiano della misura ma perché non hanno voglia di lavorare, tanto da rifiutare anche alcune offerte che vengono proposte.
“queste persone non meritano il rdc ma invece per moltissime famiglie italiane è fondamentale per andare avanti”.
Giorgia Meloni intende intervenire proprio contro queste persone, infatti si pensa anche di abolire il reddito di cittadinanza dopo un determinato numero di rifiuti di posizioni di lavoro.
“il reddito non incentiva a stare sul divano, lo dimostrano anche i dati, infatti sono circa 350mila in questi 3 anni dall’introduzione del sostegno, coloro che hanno stipulato un contratto lavorativo”.
Durante l’intervista, Tridico conviene che comunque qualcosa non ha funzionato, ovvero l’accesso agli sgravi contributivi previsti dal programma per le assunzioni, utilizzati da pochissime aziende.
Secondo il presidente dell’Inps, queste non sono abituate a cercare manodopera tramite i centri per l’impiego poiché non li considerano efficienti.
Parlando poi con Salvatore Cannavò, ha ribadito che il 20% dei percettori lavora. Oltre il 70% di coloro che beneficiano del Rdc hanno una bassa istruzione e sono difficili da collocare nel mondo del lavoro quindi il governo attuale dovrebbe puntare sulle politiche del lavoro verso un mercato messo già a dura prova dalla pandemia e non abolire l’unico sostegno con cui vivono molte famiglie.
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