INPS, in pensione sì, ma solo a 71 anni: chi sono i soggetti a rischio

Pensione, qualcuno rischia di poterla ricevere a 71 anni. Scopriamo insieme chi sono i soggetti che non potranno lasciare prima il lavoro.

Pensione a 71 anni
Pensione a 71 anni – Nanopress.it

Le regole della pensione minima, la questione dei contributi dovrebbero invece essere sempre le stesse, anche se c’è il rischio che qualcuno arrivi a ricevere la pensione all’età di 71 anni. Come mai?

Pensione minima: come funziona in modo volontario la contribuzione

Per chi non lo sapesse, la pensione è destinata a chi ha degli specifici requisiti, dopo averne fatto domanda. Occorrono almeno 20 anni di contribuzione per avere la somma minima e questi possono essere anche volontari.

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In tal caso devono essere considerati tutti i contributi versati o accreditati al soggetto.

I dipendenti pubblici e che risultano iscritti alla Gestione dei dipendenti che lavorano nel settore pubblico, possono ricevere il loro trattamento pensionistico per il periodo che comprende gli anni 2019-2020 e il periodo compreso tra il 2021-2022 se risulta abbiano versato contributi al 31 dicembre 1995 e se rispettano uno specifico requisito anagrafico, ovvero hanno 67 anni.

Per quanto riguarda la questione contributi, c’è da dire che sono validi anche quelli accreditati nelle gestioni  che non corrispondono a quella generale.

Dunque vale anche i contributi che siano stati versati

  • nell’Assicurazione Generale Obbligatoria;
  • nella Gestione sostituiva
  • nella Gestione separata
  • nelle Casse di chi esercita la libera professione.

I contributi volontari: informazioni e caratteristiche

Insomma colui che non lavora più può versare in modo volontario i contributi per poter ricevere la pensione che richiede il rispetto di alcuni specifici requisiti.

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Va da sé che versare tali contributi significa assicurarsi il diritto alle pensioni dirette e indirette.

Chi può versare questi contributi?  Come detto i lavoratori che non lavorano più e anche quelli iscritti alle gestione separata. In tal modo il lavoratore potrà in un certo senso colmare quei periodi in cui non ha lavorato, né da dipendente né in autonomia.

Potrà anche coprire quei periodi di aspettativa che non sono stati retribuiti per x motivo e quei periodi in cui si aveva un contratto part-time.

La richiesta del versamento: chi puà richiedere i contributi?

Ora passiamo ad un aspetto in particolare: chi è autorizzato a richiedere il versamento di tali contributi ai fini pensionistici?

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  • i lavori alle dipendenze di un datore  e chi lavora in completa autonomia: non deve risultare la loro iscrizione  all’INPS o ad altre forme
  • i lavoratori con un contratto da parasubordinato, la cui iscrizione non risulti alla Gestione Separata o ad altre forme
  • chi esercita la libera professione e che non risuiti essere iscritto ad alcuna forma previdenziale
  • chi lavora peri fondi speciali di previdenza e che non sono iscritti a tali Fondi
  • chi riceve una somma perchè invalido o perchè titolare di un trattamento pensionistico indiretto
  • chi lavora e chi riceve la pensione: non devono essere  iscritti all’INPS ma ad altre forme di previdenza e devono aver ricevuto l’autorizzazione in una data antecedentei il l 1° luglio anno 1972
  • chi coltiva o ha un contratto di mezzadria o colonia e hanno ottenuto l’autorizzazione in una data antecedente al 19 febbraio anno 1983;
  • l’artigiano o chi svolge attività commerciali: devono aver ricevuto l’autorizzazione prima del 1° marzo 1983;
  • chi esercita la libera professiona e ha ricevuto l’autorizzazione prima del 19 febbraio 1983.

A tal proposito va detto che tale autorizzazione è sempre valida e i pagamenti, anche qualora fossero interrotti, si possono tranquillamente riprendere e senza la necessità di fare alcuna richiesta aggiuntiva.

La richiesta per il pagamento volontario dei  dei contributi

Affinchè si possa ottenere questa autorizzazione chi lavora deve avere totalizzato un minimo di 5 anni di contribuzione  a prescindere da quando siano stati versati o un minimo di tre anni di contributi se si considerano i cinque anni antecedenti la data in cui è stata presentata la domanda.

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Bisogna sicuramente rispettare anche dei criteri temporali e questi si possono perfezionare con i contributi effettivi che confluiscono sul proprio conto di assicurazione attraverso per esempio il trasferimento o altri tipi di contributi, come CIG.

In tal senso  chi lavora da dipendente può ottenere l’autorizzazione se si considera il  sabato che segue la presentazione della richiesta.

chi lavora in autonomia  può ottenerla dal giorno  1 del mese in cui viene presentata tale richiesta. I lavoratori iscritti al fondo speciale dal giorno stesso in cui presentano la loro domanda.

I contributi possono essere versati sei mesi prima della data di presentazione della domanda se non sono coperti dalla presenza di altri contributi. Come va presentata tale domanda e a chi? Deve essere presentata all’INPS e tutto avviene online.

Si può anche chiamare il numero 803 164 da rete fissa o 06 164 164 da rete mobile.

Pensione a 71 anni: chi sono i soggetti a rischio

Tutto cambia se si parla di lavoratori che vantano una contribuzione iniziata il 1 gennaio del 96.

Questi lavoratori possono ricevere il trattamento pensionistico degli anni 2019-2020 e 2021-2022 se hanno raggiunto l’età di 67 anni e almeno 20 anni di contributi. Inoltre la pensione deve essere maggiore dell’assegno sociale.

C’è da dire però che questi lavoratori possono accedere al trattamento pensionistico per gli anni 2019-2020 e 2021-2022, se hanno totalizzato un minimo di cinque anni di contributi effettivi senza tener conto dell’importo della pensione e hanno raggiunto 71 anni di età.

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Ecco che il requisito in questo caso specifico cambia. Detto questo, ricordiamo che per accedere alla pensione di vecchiaia bisogna aver cassato il rapporto lavorativo.

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