I nati in alcuni anni in particolare, stando ad alcune disposizioni dell’Inps rischieranno di andare in pensione molto più tardi di ora. Vediamo quando.
Stando a quanto ha rivelato l’Inps, ci saranno una serie di variabili che potrebbero cambiare l’andata in pensione dei nati in alcuni anni.
Il 2023 è iniziato con diverse novità per i pensionati e a rivelarlo è stato non solo l’INPS ma il governo. Infatti, già dal primo gennaio, è entrata in vigore la legge di Bilancio che ha portato all’approvazione di alcune nuove regolamentazioni sulle pensioni.
Ciò a cui si è assistito è stata la rivalutazione delle pensioni minime e la variazione di alcuni tassi che si sono tradotte in piccoli aumenti sui cedolini che, nel lungo periodo, possono diventare una bella somma.
Oggi, però, le novità dell’INPS sono tutt’altro che positive. Infatti, i nati in alcuni anni specifici, un domani, rischiano di andare in pensione con un’anzianità maggiore rispetto ad oggi. Se in Francia è stata introdotta la possibilità di andare a 64 anni, invece che a 62, in Italia, al momento, non è prevista la pensione, in linea di massima, se non si hanno i 67 anni di anzianità.
I lavoratori che nel 2023 hanno tra i 33 ed i 43 anni rischiano di lasciare il lavoro più tardi rispetto a chi è pensionato oggi. Non solo, l’allarme dell’INPS è che i cedolini potrebbero essere anche più bassi.
Proprio loro, infatti, potrebbero andare in pensione non prima dei 70 anni. Uno scenario che, però, potrebbe cambiare se dovessero essere introdotti degli interventi governativi. Proprio quegli interventi potrebbero modificare il sistema pensionistico italiano, in questi mesi oggetto di grandi rivalutazioni da parte del governo Meloni.
I nati negli anni ’90 potrebbero trovarsi di fronte una situazione ben peggiore, a causa delle due riforme, Dini e Fornero, rispettivamente del ’96 e del 2011.
Se volessimo avanzare delle previsioni per il futuro, potremmo dire che, rispetto allo scenario attuale, invece che a 67 anni, gli anni in più potrebbero essere 3. Anche le varie opzioni che oggi consentono di andare prima in pensione, potrebbero subire delle modifiche tanto che, addirittura, in alcuni casi, invece che a 70 si andrebbe in pensione a 74 anni. In quest’ultima opzione, gli uomini lavoratori dovrebbero versare circa 45 anni di contributi.
Per quanto riguarda l’importo dei cedolini, essi potrebbero essere calcolati soltanto attraverso i contributi maturati, sulla base dell’applicazione di un coefficiente. Si tratta di una variabile che cambia ogni due anni e si basa sulle aspettative di vita. Un coefficiente che, nel 2023, a causa della pandemia, si è abbassato. Le speranze di vita, nei prossimi anni, però, saranno destinate a salire di nuovo.
I coefficienti di trasformazione per i lavoratori suddetti potrebbero diventare molto penalizzanti. Non solo, molte persone, a causa della crisi del lavoro, potrebbero non aver maturato i contributi necessari.
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