Chi non ha svolto un’operazione fondamentale, potrebbe vedersi la revoca importi aggiuntivi sui cedolini della pensione da parte dell’INPS. Vediamo di cosa si tratta.
L’INPS ha comunicato le istruzioni da seguire per evitare di vedersi revocare in modo definitivo gli importi aggiuntivi sui cedolini della pensione.
L’Istituto INPS ha reso noto che, chi non ha comunicato i redditi, potrebbe vedersi revocare, in modo definitivo, gli importi aggiuntivi sui cedolini pensionistici. La revoca riguarderebbe le prestazioni aggiuntive relative agli anni 2019 e 2020. Nel mirino ci sono i pensionati provenienti da gestioni private. Tuttavia, è possibile richiedere la ricostituzione reddituale. A rendere noto come si fa è stata proprio l’INPS.
Una revoca che fa riferimento ai due anni solari 2019 e 2020 e per quegli ex lavoratori che facevano parte delle gestioni private.
La comunicazione dell’INPS è arrivata con la circolare n. 1661 dello scorso 9 maggio. In sostanza, tutti gli importi aggiuntivi relativi al reddito che si riferiscono all’anno 2019, percepiti dai pensionati provenienti dalle gestioni private, che non li hanno comunicati verranno bloccati.
Tra le somme aggiuntive, per le pensioni dal basso importo, spicca la quattordicesima che è stata bloccata sia per il 2019 che per il 2020. Un possibile recupero ci sarà in 24 rate, mese, mese, sin dal mese di giugno prossimo. Sarà necessario consultare il proprio cedolino pensionistico, per controllare eventuali compensazioni che sono comunque previste.
Un recupero eventuale potrebbe avvenire sin dalla rata di giugno 2023. Le rate saranno 12 per coprire l’anno interno. I crediti della stessa natura potranno essere compensati consultando il cedolino pensionistico.
Sin dal 201, l’INPS ha previsto delle sanzioni per quei pensionati che non hanno fatto comunicazione dei loro redditi anche se li hanno percepiti. La prima sanzione, che fa riferimento al ritardo, è composta da due fasi:
In precedenza, invece, era previsto un avviso di sospensione che prevedeva 60 giorni extra per dare comunicazione. Quindi, oggi dopo la data indicata, la revoca avviene definitivamente e vengono trattenute delle somme. Una riduzione, però, che non supera di solito il 10% del cedolino lordo. Quindi le pensioni minime vedranno una diminuzione di 13,69 circa. La riduzione non viene prevista per quei pensionati che hanno superato i 75 anni di età.
L’INPS ha previsto che, quando scadrà il termine, la prestazione potrà essere ripristinata per quei pensionati che hanno fatto domanda di ricostituzione reddituale.
La domanda può essere effettuata attraverso un servizio online dedicato in cui bisognerà inserire i propri dati personali, la pensione a cui fare riferimento, la dichiarazione, i redditi ed eventuali documenti come, ad esempio, lo stato di famiglia.
Se tale operazione dovesse risultare troppo complessa, si può delegare il compito ad un CAF o ad un Patronato abilitato.
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