Il numero uno dell’Inps, intervistato da un quotidiano generalista, ha fatto un bilancio socioeconomico dell’Italia. In prospettiva i conti dell’Inps potrebbero avere dei gravi squilibri se la forza lavoro non aumenterà.
Si è poi detto favorevole al salario minimo.
Inverno demografico, forza lavoro, disoccupazione, giovani, migranti, salari e pensioni. Pasquale Tridico, il numero uno dell’Inps, ha tracciato un bilancio attuale e in prospettiva futura intervistato da La Stampa. Il quadro fotografa la situazione socioeconomica italiana e quello che sarà se il nostro Paese non correggerà alcuni squilibri di sistema.
La prima considerazione fatta dal presidente è relativa alle conseguenze negative del basso tasso di natalità, che nel 2022 ha registrato il minimo storico con meno di 400mila nuovi nati nell’arco di un anno. Il sistema previdenziale si basa infatti su un rapporto di equilibrio tra pensionati e lavoratori. Se non ci sarà sufficiente forza lavoro l’Inps rischia di non poter più garantire l’assegno mensile a chi ha smesso di lavorare. La sostenibilità stessa dell’attuale impalcatura è a rischio. “Senza i migranti tra 20 anni i conti dell’Istituto saranno critici”, ha affermato Tridico. Per spiegare perché, però, bisogna fare un passo indietro.
Secondo l’analisi del presidente, i pochi bambini nati negli ultimi anni tra venti anni saranno i nuovi diplomati, un numero statistico stimato in 230mila. Tra loro ci saranno anche neolaureati, circa 70mila che rappresentano una stima in base alle tendenze medie osservate. Mentre i nuovi lavoratori saranno 150mila. “Oggi abbiamo 16,5 milioni di pensionati. In prospettiva, con questa demografia, avremo più o meno lo stesso numero di persone che vanno in pensione e che entrano nel mercato del lavoro. Quindi un rapporto di uno a uno. Troppo esiguo“, ha spiegato Tridico. Secondo lui, invece, per stare sicuri servirebbero 1,5 lavorati attivi per ogni pensionato per non incrinare il sistema Inps.
Eppure l’inverno demografico, se non darà segni di un cambio di rotta, comporterà per la previdenza un rapporto di 1,3 già tra dieci anni e nel 2040 ci sarà una sostanziale parità tra chi entra e chi esce dal lavoro. “Uno a uno, un numero che definirei davvero critico“, ha affermato il presidente dell’Inps. E allora ecco che entrano in gioco i migranti. “Le economie ricche hanno tutti molti migranti. Anche noi abbiamo l’esigenza di coprire la domanda di lavori medio bassi da Nord a Sud con gli stranieri. La soluzione non può che essere l’accesso di un’immigrazione regolare e fluida”, ha detto Tridico.
Il problema poi è anche il lavoro nero. “Oltre tre milioni di lavoratori irregolari e oltre cento miliardi di evasione fiscale e contributiva“, che se portati in superficie comporterebbero, secondo il capo dell’Inps, un rapporto lavoratori-pensionati di 1,6. Inoltre c’è anche la questione salariale. Tridico ha parlato di almeno 4 milioni e mezzo di lavoratori che in Italia guadagnano meno di mille euro al mese. A causa del livello così basso, “più basso rispetto alla media dell’Europa avanzata”, i giovani vanno a cercare lavoro all’estero.
Il tasso di occupazione nel Paese è basso, circa 23 milioni di lavoratori sono, ha detto Tridico, il livello che c’era negli anni ’90. Secondo lui, quindi, la soluzione si può risollevare con il salario minimo. Anche attraverso la contrattazione collettiva “che non va in conflitto con il salario minimo – ha specificato – purché sia efficiente”. Oggi invece secondo Tridico c’è una frammentazione eccessiva con troppe tipologie di contratti.
Infine una considerazione sul sistema pensionistico. “Con il nostro andamento demografico riscrivere la riforma Fornero peggiorerebbe ancora il quadro. Non credo ci siano le condizioni per abolire o cambiare a fondo la riforma”, ha detto il presidente dell’Inps.
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