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Inquinamento acustico: cause, danni, rimedi e normativa

[didascalia fornitore=”pixabay”]Inquinamento acustico, effetti[/didascalia]

L’inquinamento acustico fa davvero male: nessuno è felice tra i rumori molesti, e con il malumore sorgono altri problemi di salute. Stress, ipertensione, insonnia, calo della memoria, ira… Sì, un’esposizione continua a troppi decibel può davvero portare a tali conseguenze. Le cause? In primis i vicini e il traffico. Esistono anche alcune categorie professionali a rischio, come gli operai dei cantieri stradali ed edili. Analoga triste situazione per gli ecosistemi. Varie specie animali mostrano alterazioni riproduttive, turbe comportamentali, stress. E i rimedi? La normativa per l’inquinamento acustico a tutela dei cittadini, più le soluzioni per difendersi da applicare fra le mura di casa.

Inquinamento acustico, le cause

Si definisce inquinamento acustico l’insieme dei rumori che, su base oggettiva e soggettiva, causano malessere, interferenza sulle normali attività e sul riposo, danni alla salute, agli ecosistemi e ad edifici, monumenti e ambiente in generale. Le principali fonti sonore “moleste” sono:

  • vicini di casa: vengono percepiti come i più rumorosi in assoluto. Elettrodomestici, sciacquoni, lavori di bricolage, calzature pesanti e anche animali sono oggetto di numerose denunce perché fonti di inquinamento acustico.
  • Traffico: auto, treni, aerei disturbano il riposo notturno e le attività diurne di moltissimi italiani. Su questo fronte abbiamo lievi migliorie, grazie all’applicazione della normativa sull’inquinamento acustico. Per esempio i nuovi veicoli devono rispettare criteri più stringenti di silenziosità, e l’uso di avvisi acustici notturni dei mezzi pubblici è limitato ai casi di reale necessità. Più buia la situazione intorno agli aeroporti, dati i decolli notturni ancora in vigore nella maggior parte di essi.
  • Attività industriali ed artigianali: l’uso di macchinari a motore, martelli pneumatici, ventole, etc causa inquinamento acustico su larga scala. A risentirne sono gli abitanti delle zone attigue a stabilimenti e officine, oltre ad alcune categorie professionali. Le più coinvolte sono gli operai edili e quelli degli impianti siderurgici.
  • Discoteche, luna park, concerti ed eventi all’aperto. Qui la legge ha imposto criteri più stringenti, ma non sempre sufficienti. Senza contare le infinite infrazioni.
    • Inquinamento acustico, i danni alla salute e agli ecosistemi

      La soglia oltre cui si parla di inquinamento acustico in parte è soggettiva. Ad alcuni piace la musica in discoteca, altri la trovano assordante. Sopra i 120-130 Db però l’esposizione al rumore può causare danni all’udito. Per dare un’idea, l’intensità corrisponde al suono della sirena di un impianto antifurto domestico. Se la fonte sonora è vicina alle orecchie, il trauma acustico derivante può produrre sordità temporanea o permanente, più o meno grave e associata ad acufeni e vertigini. Tra i 100 e i 120 Db, si hanno danni in caso di rumori frequenti. A livelli inferiori, sugli 80-100 Db, la durata dell’esposizione è il fattore determinante. Suoni di breve durata al più causano un lieve momentaneo calo dell’udito. Alcuni studi recenti hanno scoperto, però, che forse basta un solo concerto rock – circa 100 Db – per avere danni permanenti…
      L’inquinamento acustico incide sul sonno. Chi dorme in ambienti con soglie di rumore sopra i 45 Db accusa insonnia, incubi, risvegli frequenti. Durante il giorno si avrà quindi deficit mnemonico-attentivo e sbalzi di umore.
      Alcuni animali se la passano anche peggio. Motivo? La maggiore acuità uditiva. L’orecchio umano percepisce frequenze fra 20 e 20.000 Hz, mentre diverse specie possono udirne anche molto maggiori e inferiori. In tal caso, il fastidio cresce di pari passo all’udito fino. I danni maggiori da inquinamento acustico si hanno sui cicli riproduttivi – a partire dai rituali di corteggiamento – e sulla caccia. Diversi volatili predatori, come gufi e pipistrelli, faticano infatti a localizzare le prede.

      Inquinamento acustico: i rimedi

      Come difendersi dai danni da inquinamento acustico? In casa si può pensare di insonorizzare i locali. Perché la strategia funzioni occorre isolare muri, soffitti, finestre, porte e pavimenti. Per le pareti si può rimediare con isolanti in cartongesso o, in caso di muri perimetrali, cappotti esterni. I materiali più usati sono: biomattone, lana di vetro/roccia, piombo, sughero, gomma. Per le finestre occorrono doppi o tripli vetri, attenzione che sono importanti anche le intelaiature. Per insonorizzare i soffitti si usano intercapedini con cartongesso, lana di vetro/roccia, materiali sintetici. Quanto al pavimento, si può realizzarne un secondo rialzato, in materiali isolanti, oppure usare la tecnologia a masse flottanti. Questa crea una disgiunzione fra la superficie inferiore, dalla quale proviene il rumore, e il pavimento stesso, arrestando direttamente le vibrazioni sonore. Tali rimedi si rivelano ben più efficaci se anche i vicini rumorosi insonorizzano i loro locali. Da notare che l’isolamento acustico ottenuto si associa a quello termico, che significa risparmio e salvaguardia ambientale. Da non ignorare, almeno come rimedio provvisorio, i tappi per le orecchie. Non risolvono il problema, ma lo riducono.
      Se ci sono le premesse, infine, è possibile tutelarsi per via legale. A chi denunciare l’inquinamento acustico? Se l’origine del problema è esterno alla casa occorre rivolgersi al Comune, sportello Settore Ambientale. Qui si può richiedere l’apposito modulo da compilare e firmare.
      Se invece la sorgente sonora molesta è interna a un edificio servono misurazioni attestanti l’infrazione. Se ne deve occupare un tecnico acustico, dopodiché sarà possibile sporgere denuncia a carabinieri o polizia.

      Inquinamento acustico: la normativa

      La salvaguardia verso l’inquinamento acustico annovera norme nazionali, europee e regionali.
      A livello nazionale abbiamo la legge quadro n. 447 del 1995 sull’inquinamento acustico integrata da successivi decreti. Il quadro legislativo impone il monitoraggio dell’inquinamento acustico da parte di professionisti qualificati, da attuarsi secondo le metodologie standardizzate a livello UE. Adesso viene considerata la somma delle varie fonti inquinanti e non più le singole sorgenti sonore. Questo permette una valutazione più precisa del reale grado di inquinamento acustico. Misurazioni e provvedimenti sono per buona parte competenza di regioni, province e comuni. A questi ultimi spetta infatti la zonizzazione, ossia la divisione territoriale in aree a diversa rumorosità. Si va dalle zone I, le più protette – limiti decibel: 50 diurni e 40 notturni – alle VI, le zone esclusivamente industriali – limiti diurni e notturni: 70 Db -.
      Le misure protettive, una volta stabilità la necessità, prevedono strutture per l’abbattimento dei rumori, come la creazione di barriere e pavimentazioni fonoisolanti imposte per legge. Ne sono esempio quelle lungo alcuni tratti autostradali a carico di Autostrade Spa.
      In caso di emissioni sonore superiori ai limiti previsti, si applicano, è evidente, sanzioni a carico di imprese e privati.

Emanuela Berni

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