L’inquinamento costerebbe all’Italia quanto una finanziaria, almeno 25 miliardi. E’ questa la conclusione a cui è giunta l’Agenzia Europea per l’Ambiente, che ha analizzato i dati sulle emissioni di più di 14.000 impianti industriali presenti in 27 Paesi dell’Unione Europea. Dal 2008 al 2012 l’inquinamento atmosferico è costato molto all’intera Europa. Secondo le stime, il prezzo sarebbe di una cifra che va da 329 miliardi di euro a 1.053 miliardi. Nei conteggi sono stati inclusi soltanto i danni materiali.
Molto più elevato sarebbe l’impatto, se consideriamo anche le ripercussioni che si sono avute sulla biodiversità e sugli ecosistemi in generale. Volendo fare una sorta di classifica dei Paesi europei in base ai danni legati all’inquinamento, l’Italia si piazza al quinto posto. Molti degli impianti che l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha considerato, per arrivare alle sue conclusioni, si trovano in Italia. Basti pensare all’Ilva di Taranto, che occupa la 29esima posizione nella classifica dei siti più dannosi d’Europa. Il rapporto riporta dati molto evidenti, comprendendo anche altri stabilimenti italiani, che meritano una medaglia negativa come luoghi particolarmente inquinanti. Sono inclusi nei dati la centrale termoelettrica Federico II di Brindisi, la raffineria di Gela, quella della Esso di Augusta e la Saras sarda. Poi ancora vengono citati la centrale di Vado Ligure e la centrale elettrica di Fiume Santo, in provincia di Sassari.
Dal rapporto si vede come la metà dei danni in Europa sia il risultato delle emissioni di soli 147 impianti, che corrispondono a circa l’1% dei 14.325 analizzati. I settori ritenuti più nocivi a livello ambientale riguardano quelli della produzione di energia, della manifattura, della gestione dei rifiuti e dell’agricoltura. Non mancano le centrali a carbone, che sono localizzate soprattutto nell’Est Europa e in Germania. Il Paese meno virtuoso in Europa sarebbe la Bulgaria e il rapporto europeo fa notare che non si tratta soltanto di una questione quantitativa, perché ci sarebbero forti incidenze in relazione anche all’economia dei Paesi stessi. E’ stato visto anche che i costi sono diminuiti di anno in anno anche grazie alle normative ambientali che sono state approntate dall’Europa. I segnali di ripresa, quindi, sono buoni, ma c’è ancora tanto da fare.