[didascalia fornitore=”pixabay”]Inquinamento idrico[/didascalia]
Buoni propositi e interventi per l’inquinamento dell’acqua non sempre si incontrano. Il livello di inquinamento dell’acqua in Italia, che riguarda sia i fiumi che il mare, appare infatti inquietante. Il problema non è solo nostro, ma globale. Eppure quel poco che viene realizzato per risolverlo risulta insufficiente. La contaminazione delle acque da parte di microbi e agenti chimici persiste. Di più: in realtà, dati alla mano, l’inquinamento fluviale e marino, in moltissimi siti, continua a peggiorare a gran velocità. Vediamo perché e se esistono rimedi risolutivi per la bonifica delle acque.
Nel nostro paese abbiamo una mappa dell’inquinamento idrico costellata di bandiere rosse. Le ragioni sono diverse. Da una parte esiste una rete fognaria spesso priva di impianti di depurazione efficaci. Così, a contribuire all’inquinamento dell’acqua in Italia troviamo:
Ancora più grave l’inquinamento da scarichi industriali e attività agricole. Data la necessità di acqua per quasi tutti i processi produttivi, e il massiccio impiego di fertilizzanti e pesticidi che tramite gli scarichi e il dilavamento del terreno giungono poi a mari e fiumi, il risultato è un inquinamento dell’acqua in Italia da:
Infine, petrolio e idrocarburi, derivati ad esempio da incidenti e lavaggio delle cisterne petrolifere. Hanno una riconosciuta attività cancerogena e in più i secondi sono miscelati con piombo, uno dei metalli pesanti più tossici.
Quello dell’inquinamento dei fiumi è un problema tanto italiano come internazionale. Il nostro Sarno, in Campania, è uno dei fiumi più inquinati al mondo, altri, quali il Lambro, non sono in una situazione molto migliore. L’inquinamento dell’acqua di questi fiumi deriva da scarichi civili e industriali non depurati e dal costume nazionale di gettare in acqua rifiuti di ogni genere. Nel resto del mondo fiumi come il Gange, il Citarum in Indonesia, il più contaminato in assoluto, il Nilo, il Danubio, lo statunitense Elk River e molti altri si trovano in situazioni analoghe. L’inquinamento dell’acqua e la conseguente distruzione degli ecosistemi fluviali ha già provocato l’estinzione di varie specie di pesci. Nell’elenco è incluso anche un mammifero acquatico: il lipote, un delfino d’acqua dolce che popolava il Fiume (ex) Azzurro in Cina.
Eppure non tutto è perduto. Esiste un fulgido esempio di bonifica dell’acqua fluviale: il Tamigi. Un tempo inquinatissimo, oggi presenta acque cristalline e una stupefacente biodiversità. Da emulare quanto prima.
Per fornire un’idea sul livello di inquinamento del mare di tutto il globo, basti far notare che sono stati trovati rifiuti anche nella fossa delle Marianne. Il Mediterraneo, essendo un mare chiuso, ha particolare difficoltà a smaltire tutti i rifiuti e i veleni ambientali che ci finiscono dentro. La plastica galleggia a vista arrivando anche a depositarsi sui lidi, le chiazze di petrolio sono ordinaria amministrazione, eppure il peggio non è ciò che si vede ma quello che sta sotto: le microparticelle di plastica decomposta, i metalli pesanti, le diossine, le scorie nucleari, i composti chimici… Tutti quanti destinati a entrare nella catena alimentare arrivando quindi ai responsabili dell’inquinamento delle acque marine, cioè noi.
Essendo la contaminazione idrica originata da più fattori, per ridurre l’inquinamento dell’acqua occorre agire su più fronti. La bonifica ambientale vede coinvolti sia i cittadini che l’economia e le istituzioni. I cardini sui quali deve ruotare la soluzione del problema sono:
In pratica, quali sono le azioni concrete da compiere per ridurre l’inquinamento idrico?
In casa, e annessi giardino e garage, la sostenibilità ambientale inizia dal ridurre gli sprechi, come quello che si verifica lasciando aperto il rubinetto mentre ci insaponiamo e laviamo i denti. Bisogna poi abituarsi a gettare negli scarichi solo i rifiuti organici – feci, orina – e carta igienica. Fondamentale anche passare all’utilizzo di detergenti ecologici per l’igiene personale e la casa. In garage, evitare di gettare nello scarico i residui di lavoretti fai da te, come l’olio per motori. In giardino, infine, ridurre il più possibile l’uso di fertilizzanti e pesticidi di sintesi. Come? Scegliendo piante resistenti ai parassiti e utilizzando il compost ricavato dagli avanzi di cucina per concimare. Se possibile, raccogliere l’acqua piovana per successive irrigazioni.
A livello industriale e artigianale, i rimedi per l’inquinamento dell’acqua si combattono su due versanti. Da una parte, occorre trattare correttamente gli scarichi prima della loro immissione nelle acque fluviali o marine. Dall’altra, è indispensabile il passaggio a cicli produttivi circolari, con il reimpiego dei materiali impiegati e l’implementazione di catene produttive esenti dall’uso di veleni ambientali.
A livello istituzionale, infine, i governi non possono esimersi da combattere l’inquinamento dell’acqua, viste le sue immense ricadute presenti e future sulla razza umana. La soluzione inizia da un fattivo monitoraggio della situazione. Il compito è arduo, complici anche le ovvie resistenze di chi inquina, ma la buona notizia è che in questo senso l’eradicazione del problema può creare nuovi posti di lavoro. Ancora più importante attuare controlli e sanzioni amministrative/penali per chi non è in regola, e incrementare la raccolta differenziata. Ultimo ma non minore fronte, quello dell’educazione ambientale. In Italia ce ne è un gran bisogno. Si tratta di sensibilizzare i cittadini, adulti e in età scolare, a ridurre l’inquinamento dell’acqua tramite il riciclo, le buone abitudini domestiche e l’attenzione ai reati ambientali. Questi ultimi oggi sono perseguibili, il privato cittadino che ne identifica uno può presentare denuncia.
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