La scienza scende in campo per combattere l’inquinamento dei fiumi: i progetti di bonifica dei corsi d’acqua dovranno essere realizzati nel più breve tempo possibile, per contenere i danni dei veleni ambientali che li stanno contaminando fino a uccidere gli ecosistemi fluviali. Si cerca quindi di sfruttare le innovazioni tecnologiche più all’avanguardia per rigenerare quei fiumi che a causa dell’eccessivo sfruttamento sono fortemente contaminati. Tra i corsi interessati anche il fiume Gange, che ha il triste primato di essere fra i più inquinati al mondo. In campo anche modifiche alle norme antinquinamento.
Cause di inquinamento dei fiumi
Il problema dell’inquinamento dei fiumi è strettamente correlato con le attività umane e l’urbanizzazione. Gli scarichi fognari, a causa dell’aumento della popolazione, immettono nelle acque fluviali ingenti quantità di liquami organici mescolati ad inquinanti di vario genere: detergenti, cosmetici, etc. Gli scarichi industriali, nonché la contaminazione di altri veleni ambientali derivati da attività agricole, comporta l’immissione nelle acque fluviali di pesticidi e fertilizzanti, metalli pesanti, diossine, residui della lavorazione di vernici, acidi, solventi, materie prime come gomma e plastica, etc. A questo si sommano le abitudini, ora illegali in Italia ma sempre praticate, di usare i fiumi come comode discariche per ogni genere di rifiuti dei quali occorre sbarazzarsi.
Inquinamento dei fiumi italiani
La situazione relativa all’inquinamento dei fiumi italiani non è affatto rosea. Da nord a sud, la contaminazione delle acque fluviali attanaglia il Belpaese. Fino ad anni recenti, la non punibilità per reati ambientali ha certamente contribuito al fenomeno. Dal 2015 esiste una legge che disciplina le disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente. La norma prevede la punibilità per reati agli ecosistemi, inclusi quelli fluviali, per contaminazione di aria, acqua e suolo, con pene aggravate in caso di lesioni o morte alle persone. Nei fatti, la condizione dei fiumi italiani non è ancora positiva. Bonifiche e progetti green sono più spesso ipotesi che non azioni.
Classifica inquinamento dei fiumi italiani
Vediamo l’inquinamento dei fiumi italiani dove si localizza in modo più intenso.
Fiume Lambro
Il Lambro è tristemente noto per l’inquinamento delle sue acque. Il motivo risiede soprattutto nelle attività industriali della zona sud di Milano, i cui scarichi affluiscono proprio nel Lambro. Questo fiume è un immissario del Po, e contribuisce per larga parte alla sua contaminazione idrica. Nonostante i vari progetti green, oggi il Lambro è ben lontano dall’essere depurato. Al contrario, sono state da poco realizzate sette centraline idroelettriche sulle sue sponde.
Fiume Sarno
Il Sarno risulta uno dei corsi d’acqua più inquinati al mondo. Non stupisce: si trova nella terra dei veleni, in Campania. Negli anni, sono stati immessi nelle acque di questo torrente rifiuti tossici di ogni tipo, più spesso illegali che non il contrario. Così, il Sarno è diventata una vera e propria discarica a cielo aperto.
Fiume Po
Nel Po si riversano gli scarichi fognari non depurati di buona parte del Veneto, più quelli industriali delle attività locali. A queste si aggiunge l’inquinamento degli immissari, come il Lambro e il Parma, che rendono il fiume più lungo d’Italia anche uno dei più inquinati in assoluto. Nel 2012 questo è costato una pesante sanzione da parte dell’UE.
Fiume Tevere
Nel Tevere ci finisce proprio di tutto: la percentuale di rifiuti abusivi non trattati che finisce nelle sue acque è davvero allarmante. Nell’elenco dei veleni ambientali è incluso l’arsenico, problema che affligge il Lazio e in particolare il viterbese, senza che per ora si sia giunti a interventi risolutivi.
Fiume Aterno
Anche il fiume abruzzese Aterno se la passa molto male. Nonostante fior di progetti green per depurarlo, oggi le sue acque sono invase da rifiuti gettati con noncuranza nelle sue acque, in cui la plastica è più abbondante dei pesci.
Inquinamento dei fiumi e bonifica: un progetto green argentino per la loro depurazione
Il più interessante dei progetti green per la depurazione delle acque fluviali riguarda una boa solare in grado di ossigenare i fiumi inquinati. L’ideatore è uno studente argentino, Sebastián Zanetti, premiato al Congreso Internacional Solar Cities di Buenos Aires nel 2014. Nel dettaglio, questa invenzione eco-sostenibile permette di bonificare i corsi d’acqua, delimitando nel contempo le zone navigabili, attraverso una boa dotata di un pannello fotovoltaico che alimenta tre pompe subacquee. L’energia pulita quindi mette in movimento tali pompe che generano una movimentazione costante delle acque fluviali. In tal modo, riescono ad ossigenarsi aumentando la superficie di contatto con l’aria. Zanetti, che vorrebbe installare la sua invenzione sul fiume Matanza, in Argentina, considerato nel 2013 uno dei dieci luoghi più inquinati al mondo, ha spiegato ai media: ‘Ho cercato di progettare un oggetto adattabile a qualunque sistema naturale o artificiale che lo richieda, e che necessita soltanto del sole per funzionare‘. Le autorità argentine stanno ora studiando la fattibilità del progetto: se dovesse avere il via libera, chissà che questa invenzione non possa essere l’abbrivio per una diffusione su larga scala.
Da notare che l’inquinamento dei fiumi non interessa solo le comunità che vivono sulle loro rive. I veleni ambientali e i microbi patogeni che contengono vengono poi trasportati a valle, contribuendo all’ inquinamento delle acque marine, che interessa ormai tutto il pianeta.
Risanamento ambientale: l’inquinamento del fiume Gange e le iniziative green per salvarlo
L’altro progetto di risanamento delle acque, come anticipato, riguarda specificamente il fiume Gange. L’inquinamento, con il rischio per i fiumi troppo sfruttati, riguarda in particolare questo lungo corso d’acqua che ha sostentato l’umanità fin dagli albori della storia. Si era stabilito che entro il 2018 avrebbe dovuto essere bonificato. Lo scetticismo e il condizionale derivano dai fallimenti e le promesse mancate del passato, quando il fiume ha dato segnali inquietanti di avvelenamento ambientale. Basti pensare alla notizia di alcuni anni fa del macabro ritrovamento di oltre 100 cadaveri lungo un canale nel distretto di Unnao, nei pressi del sito dove gli induisti si recano per i bagni rituali e le cremazioni. Il piano del governo prevedeva 80 impianti di trattamento delle acque, di cui 24 sono già in funzione, ma molta strada deve essere ancora fatta per rigenerare uno dei corsi d’acqua più inquinati del pianeta. Colpa delle cremazioni e dei rituali indù, ma soprattutto degli scarichi industriali e delle fogne. Secondo uno studio scientifico pubblicato nel 2012, le acque del Gange contengono una quantità elevata di metalli pesanti e sostanze cancerogene, che costituiscono una grave minaccia per la salute di decine di milioni di indiani che vivono nel suo bacino. I primi progetti di bonifica risalgono al 1984, ma in 30 anni ben pochi sono i progressi evidenziati. Vedremo se nel corso del 2018 si saranno davvero compiuti i progressi sperati, o dovremo registrare, è il caso di dire, l’ennesimo buco nell’acqua.
Lasciano un filo di speranza le nuove e più restrittive norme antinquinamento promulgate dal governo. Sono stati proibiti i rituali funebri indù che comportano la dispersione delle ceneri cremate in acqua o peggio ancora dei cadaveri. Al medesimo tempo è stato deciso di spostare le sedi delle numerose concerie che popolano le rive del fiume Gange. In un’ottica green, ora dovranno insediarsi in altri luoghi lontano dal Gange. Sempre per proteggere il fiume sacro per eccellenza un’altra iniziativa green, diciamo così, è stata la messa in vigore della legge che proibisce di costruire a ridosso delle sue rive. Qualunque genere di edificio dovrà essere eretto a una distanza minima di cento metri dalla riva del fiume. Il problema è l’effettivo rispetto di tali leggi, in un paese dove la popolazione supera il miliardo di abitanti e c’è fame di spazio. L’inquinamento dei fiumi e le bonifiche delle acque contaminate sono necessarie qui più che altrove, ma i problemi da affrontare sono davvero tanti. Anche la comunità scientifica internazionale ha più volte lanciato l’allarme: la morte del fiume Gange si ripercuoterebbe a catena sugli ecosistemi marini e quindi in definitiva riguarda tutti noi.
Testo a cura di Giulio Ragni ed Emanuela Berni