L’inquinamento in Pianura Padana sta raggiungendo livelli sempre più allarmanti e preoccupanti per la popolazione che abita le regioni settentrionali d’Italia: la notizia dei blocchi del traffico in città come Torino e Milano, accompagnati da avvertenze ai residenti di non uscire di casa e non aprire le finestre, da un’idea precisa della situazione che sta vivendo questa porzione del nostro Paese. Ma quali sono le ragioni per cui l’inquinamento in Pianura Padana batte ogni record in Europa? E quali potrebbero essere le possibili soluzioni per contrastare il fenomeno? Proviamo ad analizzare più in dettaglio le origini di una problematica che mette a dura prova l’ambiente e la salute della popolazione che abita le regioni del Nord Italia.
Secondo il ministero della Salute vivere in Pianura Padana è più pericoloso che nella famigerata Terra dei Fuochi, a causa degli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera, soprattutto nelle grandi città ma anche nelle zone di campagna. In questa zona d’Italia la concentrazione di polveri sottili è elevatissima, in particolare PM10 e PM2,5, diossido di zolfo e azoto, monossido di carbonio e benzopirene, in base alle cifre snocciolate da report come quello sulla Qualità dell’aria dell’Agenzia Europea sull’Ambiente o quello di Legambiente del 2016. Ma quali sono le cause dell’inquinamento in Pianura Padana? Se i guasti dell’era industrializzata connotano tutti i Paesi sviluppati senza molte differenze, a giocare un ruolo decisivo nella concentrazione atmosferica di CO2 e altri agenti inquinanti nel Nord Italia è la scarsa ventilazione che caratterizza tutta l’area: ecco perché città quali Brescia, Monza, Milano e Torino da anni detengono la maglia nera per ciò che riguarda lo sforamento dei limiti della concentrazione di polveri sottili, andando molto spesso oltre il doppio del limite fissato dall’Oms in 10 microgrammi per metro cubo.
La situazione negli ultimi anni si è ulteriormente aggravata a causa dei cambiamenti climatici, che tra i vari effetti collaterali producono scarsità di precipitazioni e un prolungamento dell’alta pressione: le belle giornate di sole che si prolungano fino a novembre inoltrato, con temperature miti quasi primaverili, rappresentano purtroppo un ulteriore aggravio dell’inquinamento in Pianura Padana.
Per comprendere la gravità della situazione non possiamo non citare la foto dallo spazio effettuata dall’astronauta Paolo Nespoli, scattata mentre era in orbita attorno alla Terra il 19 ottobre 2017: ‘La pianura Padana qualche ora fa: nebbia o smog?‘, chiosa Nespoli evidenziando una sorta di tettoia di aria stagnante che occupa una vasta area che si estende da Torino all’Adriatico, coinvolgendo Piemonte, Lombardia, Emilia, Veneto e Friuli. La situazione è pesante oramai da almeno due decenni, e certo non bastano i blocchi auto e gli impianti di riscaldamento spenti per migliorare la situazione: come contrastare allora il fenomeno dell’inquinamento in Pianura Padana?
Diciamolo subito, una soluzione rapida e indolore contro l’inquinamento in Nord Italia non c’è, e si può solo lavorare duramente nel medio e lungo periodo. Come? Attuando politiche energetiche e di sviluppo sostenibile in ambito cittadino, e modificando le abitudini quotidiane adottando quei comportamenti virtuosi che da tempo vengono indicati dagli esperti come necessari e improcrastinabili. Questo si traduce in ambito della collettività con una promozione più incisiva della mobilità sostenibile, un aumento deciso del verde urbano, ma anche sviluppare dei piani di sviluppo residenziali green e attenti ad ogni aspetto dell’ecologia, e ridurre i consumi superflui che hanno un impatto ambientale, diretto e indiretto, enormemente determinante per l’inquinamento atmosferico. Significa in poche parole cambiare, adottare modi e stili di vita nuovi e più ragionevoli: vivere in maniera meno egoista per non dover dire più ai nostri figli che non possono aprire porte e finestre a causa dell’aria troppo inquinata.
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