[didascalia fornitore=”pixabay”]Inquinamento luminoso notturno[/didascalia]
La portata reale dell’inquinamento luminoso su scala mondiale è di difficile valutazione. I numerosi studi effettuati sanciscono, però, la sicura relazione sull’alterazione degli ecosistemi e sull’aumento dell’inquinamento ambientale. Logico: la biosfera è regolata sui cicli giorno-notte, e quando questi vengono meno la maggior parte delle forme viventi è incapace di adattarsi. Anche la salute umana ne risente. L’inquinamento luminoso causa disturbi del ritmo sonno-veglia e disfunzioni immunitarie. Di più: alcune forme tumorali, si è notato, sono incrementate nei soggetti che lavorano abitualmente con la luce artificiale.
Si può dire che l’inquinamento luminoso è un male tipico del nostro tempo, figlio indesiderato del progresso tecnologico. Nasce dal costante uso – e abuso – di luce artificiale in quelle ore che, grazie alla rotazione terrestre, sarebbero altrimenti avvolte nell’oscurità. Riguarda la quasi totalità delle terre emerse. La propagazione della luce infatti, fa sì che si sottragga al buio fisiologico un’area ben più vasta di quella che si intendeva rischiarare. L’effetto è “dose-dipendente”, ossia in funzione dell’intensità dell’irradiamento e dell’ampiezza delle zone rischiarate.
La mappa dell’inquinamento luminoso vede in testa Singapore, USA, Quwait, Emirati Arabi Uniti, Malta, ma anche Corea del Sud, Italia, Egitto. Soltanto lo Yemen e la Siria hanno registrato un’inversione di tendenza, da imputarsi al temporaneo stato di guerra. Il Belpaese risulta troppo illuminato da nord a sud. Basti dire che Milano dal satellite appare ben più rischiarata di Berlino, pur avendo la seconda una popolazione maggiore.
Il prezzo di tale stravolgimento si misura in danni ambientali, alla salute umana, culturali ed economici.
L’inquinamento luminoso ha un duplice impatto negativo sull’ambiente. Da una parte contribuisce all’inquinamento globale per l’ingente consumo di energia elettrica, al quale si somma il consumo di risorse dovuto alla produzione di apparecchiature per l’illuminazione artificiale. Le moderne lampade a led non contengono metalli pesanti, ma questo non le esenta per intero da un impatto ambientale, dato che comunque il loro ciclo produttivo richiede materie prime, corrente elettrica e acqua.
Dall’altro lato, l’alterazione del ritmo giorno-notte influisce sul ciclo biologico di piante, animali e forse persino sui batteri. I vegetali possono presentare alterazioni morfologiche, della crescita e del periodo di fioritura. Gli animali invece ne risentono in termini di stress, interferenze sui cicli migratori e sulla caccia. Il loro ciclo riproduttivo può subire pesanti conseguenze. Alcune specie sono più a rischio, ad esempio i pipistrelli.
Una prolungata esposizione alla luce artificiale aumenta i livelli di stress e predispone all’insonnia. Le frequenze del blu e ancora di più quella verde paiono avere un maggiore impatto negativo. I soggetti esposti all’inquinamento luminoso in modo costante possono avere un’incidenza incrementata di depressione, calo delle difese immunitarie, diabete, obesità. Si pensa che il motivo sia dovuto alle conseguenze subite dalla ghiandola pineale, che stravolge il ritmo di produzione di melatonina – notturna – e serotonina – diurna -. I tumori ormono-dipendenti, in primis cancro alla mammella e alla prostata, sono maggiori nei lavoratori costretti a un’illuminazione artificiale.
Gli astronomi e i romantici hanno ben ragione di temere l’inquinamento luminoso. La visione del cielo stellato infatti diventa impossibile. I primi sono così costretti a migrare in aeree lontane dai centri urbani. Quanto ai secondi perdono un piacere insostituibile – e gratuito… – Dettaglio irrilevante? Affatto. Osservare il cielo stellato è un gesto innato nell’uomo. L’impossibilità di farlo è un limite che certo non rende felice nessuno.
Il costo dell’energia elettrica e dei dispositivi illuminanti incide sul bilancio statale e domestico. In riferimento all’Italia, si parla di oltre un miliardo di € annui. Tanti, vero? In effetti, spendiamo più degli altri paesi europei. Sono quasi 20 € pro capite che pesano sulle tasche dei cittadini. I quali hanno da pensare anche alle bollette domestiche. Qui qualche consiglio su come ridurre i consumi di energia elettrica.
Le lampade a led hanno una migliore sostenibilità ambientale rispetto a quelle ad incandescenza. Consumano meno corrente elettrica, sono prive di metalli pesanti, hanno minore temperature di funzionamento, non emettono infrarossi nocivi per la vista. Eppure causano più inquinamento luminoso del previsto. Perché? Semplice: per via del loro uso troppo “allegro”. Con le lampade a led si illumina di più, anche in aree che prima rimanevano tranquillamente al buio. Altra brutta notizia, i led a luce blu sono i più nocivi per il ciclo sonno-veglia. Negli ultimi tempi però sono usciti in commercio led a luce ambrata. Hanno una minore efficienza energetica ma risultano molto meno nocivi per salute e ambiente.
Il buon senso suggerisce che per limitare l’inquinamento luminoso occorre ridurre l’irradiamento artificiale. In molti casi infatti si illumina anche quando non è necessario, sia in casa che a livello di illuminazione pubblica. Qualche speranza arriva dalla tecnologia. Il graduale passaggio agli schermi OLED per esempio presenta alcuni vantaggi in termini di sostenibilità ambientale. Gli Oled sono strutture reticolari in carbonio, su un supporto di plastica o vetro, che si illuminano quando attraversati dall’elettricità. Si producono con diverse tecnologie. Oggi si privilegiano quelle che richiedono poche risorse e che danno vita a schermi a lunga durata, riducendo così anche il problema dello smaltimento degli OLED dismessi. Attualmente è allo studio l’utilizzo di materiali biodegradabili.
Il governo italiano non ha ancora varato una normativa vera e propria sull’inquinamento luminoso. Ma, per contenere il deficit, nella legge di bilancio 2018 si è ricordato degli sprechi relativi all’illuminazione artificiale, pianificando un dimezzamento dei costi per il 2023.
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