Un’insegnante ha percepito sia lo stipendio che la pensione, provocando un danno all’Erario che ammonta a 72 mila euro.
Ha percepito per dodici anni sia lo stipendio che la pensione. Questo è quanto accaduto in Sicilia, dove una insegnante, deceduta nel 2019, ha provocato un danno all’Erario che ammonta a 72 mila euro. Condannate a pagare la preside e la dirigente amministrativa. Avviata, inoltre, un’azione di recupero sugli eredi della defunta da parte della Ragioneria dello Stato.
Dopo essere andata in pensione, continuava a percepire lo stipendio da insegnante. La donna è morta nel 2019 e ora, un tribunale siciliano, ha condannato la preside e la dirigente amministrativa a pagare un risarcimento.
Inoltre, la Ragioneria dello Stato ha avviato un’azione di recupero delle somme sugli eredi, indebitamente percepite dalla donna.
Il doppio emolumento è scaturito da un errore commesso dalla dirigenza scolastico. L’insegnante aveva percepito le somme non dovute fino al 2019, anno della sua morte: la donna, inoltre, era andata in pensione nel 2006.
Il documento, definito modello D, però, con il quale si comunica, agli organi competenti, che la docente non avrebbe più svolto tale professione, non è stato mai inviato, pertanto la donna percepiva la doppia entrata, visto che l’Istituto Giovanni Paolo I di Belpasso, a Catania, non aveva mai effettuato tale comunicazione.
In totale, la somma che la donna ha percepito indebitamente, ottenendo sia stipendio che pensione, ammonta a 290 mila euro circa. Il denaro è stato corrisposto a partire dal 1° settembre 2006 fino al 31 agosto 2018.
Alla dirigente scolastica e alla dirigente amministrativa sono stati chiesti, in un primo momento, 72 mila euro di risarcimenti. I giudici affermano che era dovere della preside accertarsi che il modello D fosse trasmesso correttamente, anche se in quel periodo era in congedo. La dirigente ha versato, come risarcimento, la somma di 11 mila euro circa.
La dirigente amministrativa, invece, dovrà risarcire la somma di 18 mila euro, che corrisponde a metà della somma inizialmente richiesta, dimezzata dopo che la dirigente ha sottolineato che i mancanti controlli, a monte, duravano da dodici anni.
I giudici hanno definito il caso come “macroscopica irregolarità“, in quanto nessuno si è accorto dell’anomalia che si era venuta a creare, considerando che lo stipendio veniva erogato a una donna di 78 anni, fuori dall’età lavorativa. Per questo, il risarcimento è stato ridotto per la preside.
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