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Categories: Cultura

Insegnante precario passa di ruolo dopo 14 anni a un anno dalla pensione

Un record dopo l’altro messo a segno da un professore di Domodossola, assunto di ruolo dopo 14 anni da precario e un anno prima di andare in pensione. La storia di Michele Rossini, professore di lettere al liceo D’Azeglio, è stata raccontata da Repubblica: la vicenda ha un che di surreale, ma può essere letta anche come uno sprone a non mollare mai e a inseguire un sogno anche tutta la vita pur di realizzarlo. Al professore Rossini è successo proprio questo: alla fine di un lungo percorso di precariato, è arrivata la lettera di assunzione. Per lui è un traguardo desiderato da lungo tempo: non importa andare in pensione tra un anno, quello che conta è essere riuscito nell’intento.

La sua storia non inizia nelle aule di un liceo, ma nelle stazioni ferroviarie di Domodossola dove lavora per lunghi anni. Nonostante la sua passione per l’insegnamento, decide di seguire il consiglio del padre e diventa ferroviere: nel frattempo, consegue una laurea in filologia romanza e tutte le abilitazioni all’insegnamento, inseguendo il suo sogno da lontano. Quando però viene costretto al pensionamento anticipato dalle FS a soli 51 anni e con un assegno di mille euro al mese, coglie l’occasione. Con la pensione da ferroviere non riesce a mantenere la moglie e i quattro figli e così si dedica all’insegnamento.

Inizia un percorso di precariato nelle varie scuole di Verbania, senza mai rinunciare, anche grazie al sostegno dei tanti alunni che lo hanno amato in quegli anni.

Nel 2012 partecipa al concorso ministeriale e lo vince: ora le operazioni per l’assunzione degli ultimi docenti si sono concluse e il professore Rossini, con centinaia di colleghi, ha raggiunto l’agognato passaggio di ruolo.

Potrei andare avanti fino ai 70, ma credo che il prossimo anno dirò basta”, spiega al giornalista di Repubblica. “Essere assunto a tempo indeterminato era indispensabile anche per la pensione. Non andrò con quella da fame riservata ai precari, ma con un assegno più dignitoso”.

Lorena Cacace

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