Un altro bruttissimo episodio in scena nel calcio: l’arbitro Mamady Cissé vittima di insulti razzisti ferma la partita e lascia il campo. Il caso sul tavolo della Figc: “Basta aggressioni agli arbitri”.
Il direttore di gara avrebbe subito il gravissimo attacco durante la partita tra Bessica e Fossalunga.
L’episodio di razzismo di cui è stato vittima l’arbitro Mamady Cissé, originario della Guinea, è riportato da Adnkronos e avrebbe spinto lo stesso direttore di gara ad abbandonare il campo per dirigersi negli spogliatoi.
Secondo la ricostruzione fornita dalla stessa agenzia, Mamady Cissé sarebbe stato insultato da un tifoso e avrebbe fischiato anticipatamente la fine dell’incontro valido per il Girone S di seconda categoria.
Il fatto si sarebbe verificato dopo il gol del pareggio, 1-1 siglato su rigore dagli ospiti, quando uno degli spettatori avrebbe rivolto insulti razzisti all’indirizzo dell’arbitro.
Sulla vicenda è arrivato anche il commento della Figc, attraverso le parole del presidente Gabriele Gravina pronunciate a margine della presentazione del Report dell’Aic “Calciatori sotto tiro“.
Bisogna dire basta ad aggressioni agli arbitri soprattutto giovani
Gravina ha sottolineato quanto accaduto poche ore fa al direttore di gara Cissé, esprimendo solidarietà e massimo impegno perché simili episodi non si ripetano.
Io oggi sono Cissé, tutto il calcio e Cissé
Gravina ha inoltre chiesto maggiore attenzione da parte dell’intero sistema calcio e sanzioni più severe contro questo tipo di condotte.
Mamady Cissé è un giovane arbitro e fa parte della Sezione Aia di Treviso dal 2016.
È originario della Guinea e la sua reazione in campo, con lo stop anticipato imposto alla partita e l’uscita dall’area di gioco, sarebbe dovuta proprio un grave insulto di discriminazione razziale ricevuto da un tifoso dopo il pareggio del Fossalunga.
Al momento non è stato reso noto quale sarà l’esito della gara e quali provvedimenti saranno presi.
Secondo gli ultimi aggiornamenti diffusi da Adnkronos, si attende di conoscere il contenuto del referto prodotto dall’arbitro e la decisione del Giudice sportivo provinciale di Treviso con gli ulteriori risvolti della vicenda.
Il caso Cissé si aggiunge a un triste elenco di vittime di razzismo e discriminazione nel mondo dello sport.
Mamady Cissé, si legge sul sito web dell’Associazione arbitri, è considerato uno dei punti di riferimento per i colleghi “grazie all’energia e alla voglia di dedicarsi alla crescita dei giovani”.
Cresciuto nel suo Paese d’origine, è partito alla volta dell’Italia con l’obiettivo di lavorare e sostenere economicamente gli studi del fratello gemello, poi diventato medico in Francia.
La sua storia racconta di una grande passione per il pallone e di un costante impegno al servizio della famiglia e delle nuove generazioni del calcio.
Nel 2010 si è sposato con la moglie ha intrapreso un importante percorso: diventare legale affidatario di 10 bambini della Guinea ai quali oggi, nella loro terra, dà la sicurezza di un tetto e la possibilità di studiare.
Due di loro si sarebbero uniti alla famiglia di Mamady Cissé proprio in Italia, e oggi l’arbitro vive con i quattro figli.
L’arbitro ha inoltre creato l’Associazione “AMBETALE”, che significa “in comune, a disposizione di tutti”, attiva nella raccolta di beni di prima necessità per le popolazioni africane in difficoltà.
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