Cambi il manico, ma lo scenario no. L’Inter di Europa League è tale e quale a quella di campionato. Perde 2-1 a Southampton, abbandonando praticamente tutte le speranze di qualificazione, dopo essere andata in vantaggio con il solito Mauro Icardi e aver neutralizzato pure un calcio di rigore grazie al ‘solito’ Handanovic. Non basta: nella ripresa gli inglesi rimontano e vincono su un’autorete comica di Nagatomo.
Messo alla porta Frank De Boer, toccava al tecnico della Primavera Stefano Vecchi. Il traghettatore, in attesa del casting del nuovo tecnico (che inizia oggi). Che pare più che altro una barzelletta o un film tragico, visto con gli occhi dei tifosi nerazzurri: chi decide? Quando decide? Intanto, Vecchi sarà in panchina pure in campionato contro il Crotone. Ma è chiaro che non è lui l’uomo che porterà avanti il progetto. E pure che Vecchi, come detto alla vigilia dell’Europa League, ha più che altro affidato l’Inter ai senatori. Una sorta di autogestione durante il vuoto in panchina. Un’autogestione che ha portato la Beneamata fuori dall’Europa, uno degli obiettivi della proprietà cinese.
Vecchi ha cercato di portare serenità. Di compattare l’ambiente. Trovando vecchie certezze e vecchissimi inciampi. E’ anche vero che il ko senza De Boer mette al muro tutta la squadra, inchiodandola alle proprie responsabilità. Ma pure questa è un’usanza interista. Negli anni, anche messa di fronte ai propri errori, la squadra difficilmente ha reagito come avrebbe dovuto. Mancanza di personalità, in spogliatoio ma pure nei piani alti. Dove non si sa chi comanda. Il Biscione ha tre teste, è un Ogm. Un mostro, praticamente. C’è Massimo Moratti, c’è Erick Thohir, ci sono i cinesi, che sarebbero poi quelli deputati a prendere decisioni. Ma che sono lontani fisicamente, come rimarcato da Tronchetti Provera.
Un caos, per niente organizzato. Non resta che attendere il successore di De Boer, che avrà le sue belle gatte da pelare, se è vero che pure i giocatori esperti – vedi Medel – incorrono in clamorosi errori (tre giornate di squalifica per espulsione). Il portiere e il bomber, però, potrebbero essere veramente l’alfa e l’omega, i due punti fermi da cui ricominciare. In piccolo, senza pensare in grande. Perché l’Inter non è lo è da anni. Grande. Ma neanche si era ridotta a essere così piccola come adesso.