Si è fatto conoscere dal grande pubblico con “Scialla!”, film che – oltre ad essere andato benissimo nelle sale – ha vinto il Premio Controcampo al Festival di Venezia nel 2011, seguito da due David di Donatello e un Nastro d’Argento. Ma la sua esperienza nel cinema è cominciata molto tempo prima, accanto a Paolo Virzì, per il quale ha scritto per anni le sceneggiature di tutti i suoi film; senza dimenticare l’insegnamento e l’impegno con l’associazione dei 100 autori, di cui è Presidente dal 2013. Adesso Francesco Bruni, tra i più promettenti registi e sceneggiatori italiani, ha molti progetti pronti per diventare realtà. Ve li raccontiamo.
(Chiara Giacobelli con Francesco Bruni)
“In veste di sceneggiatore ho scritto per Francesco Amato il suo terzo film che sarà presto nelle sale, una commedia sofisticata che ha come protagonisti Toni Servillo e Veronica Echegui (una giovane attrice-rivelazione spagnola), dal titolo “Lasciati andare”. Nel frattempo, ho scritto un adattamento di un romanzo di Hornby che si chiama “Tutto per una ragazza” e sarà girato da Andrea Molaioli: un romanzo ambientato a Londra che noi abbiamo trasposto a Roma. Al momento, invece, sto lavorando al mio prossimo film da regista, ma di quello ancora non parlo. In ogni caso se tutto va bene dovrei girarlo in autunno”
Per quanto riguarda la televisione?
“Ho scritto la serie del Giovane Montalbano in onda questa primavera e nel frattempo ho iniziato a lavorare sulle nuove quattro puntate di quello classico con Zingaretti, per le quali bisognerà però aspettare un po’ di più”
Come riesci a scrivere così tante sceneggiature contemporaneamente?
“Perché hanno uno stadio di avanzamento diverso, quindi magari mentre sto facendo la revisione di una, posso cominciarne una nuova. Altre le porto avanti nei ritagli di tempo, quindi ci lavoro ormai da diversi anni”
Sei tra quelli che consigliano ai giovani cineasti emergenti di cambiare Paese, vista la situazione attuale dell’Italia?
“No, perché ho sempre pensato che uno scrittore, un regista o più in generale un artista se viene tolto dal luogo in cui è nato e cresciuto rischia di perdere forza, per cui vedo la scelta di andare all’estero un po’ estrema: ti costringe a ragionare in un ambito culturale che non è il tuo, in un’industria diversa da quella a cui sei abituato. Inoltre ritengo che qui in Italia il Centro Sperimentale funzioni benissimo per quanto riguarda il cinema, mentre per la scrittura c’è ugualmente ottima la Scuola Holden a Torino”
“Scialla”, il tuo esordio da regista, è stato il film più premiato del 2011. Perché? Qual è stata la sua chiave di forza?
“Intanto c’è stato un episodio determinante: la selezione a Venezia e il premio ricevuto. Questo fatto mi ha aperto un circuito festivaliero internazionale anche di una certa importanza e tutte le rassegne di cinema italiano in giro per il mondo, dove ho incontrato moltissimi apprezzamenti. Il punto di forza del film secondo me sta nel fatto di possedere un’anima popolare e contemporaneamente autoriale, bassa e allo stesso tempo alta, che gli permette quindi di arrivare ad un pubblico vasto e vario”
Da dove parti per scrivere una sceneggiatura?
“Parto sempre dai sentimenti umani e da come essi si riverberano su di me. Non riesco, ad esempio, a concepire una storia su un tema giornalistico o di cronaca; quindi tutto ha inizio o da un sentimento o da un personaggio. In particolare, mi sembra che mi venga naturale concentrarmi sulle relazioni affettive, sulle figure di riferimento che incontriamo nel corso della vita, sui percorsi di crescita. Questa mi sembra essere la linea portante che mi caratterizza in quanto regista e sceneggiatore”
Tanti anni di collaborazione con un grande autore come Paolo Virzì. Cosa ti hanno insegnato?
“Tutto quello che so, già a partire dal fatto che sono arrivato a Roma su sua spinta: lui all’epoca faceva già lo sceneggiatore e abbiamo appreso entrambi gli insegnamenti di Furio Scarpelli, assorbendo un’aria culturale di gruppo e di pensiero, uno scambio di opinioni e di gusti che mi ha fatto crescere fortemente. Per me Paolo è stato una specie di maestro-supplente”
Un ultimo consiglio per chi vuole dedicarsi all’arte della sceneggiatura?
“Ragionare da scrittori, ovverosia scrivere come scriverebbe uno scrittore, con la stessa attenzione al lessico e alle parole, senza affidarsi troppo alla scrittura tecnica; quindi anche non saltare mai la fase del trattamento, non passare direttamente dal soggetto alla sceneggiatura, approfondire i personaggi, i loro stati d’animo, come si farebbe con una prosa letteraria. Poi, ovviamente, leggere molto e non avere come unico riferimento il cinema”.