È decisamente il suo momento: a San Valentino ha presentato una App dal titolo “Flowers” che ha registrato il record di download negli Stati Uniti, complice la romantica “Loving you” che ne faceva da colonna sonora; è stato ospite a Sanremo dove ha fornito un assaggio del suo ultimo album “Love” e, tanto per concludere – o per iniziare – la prèmiere mondiale di Londra lo ha visto debuttare davanti a una Standing ovation tutta e solo per lui.
Giovanni Allevi è al massimo del suo splendore in questo momento in cui l’amore segna un ruolo determinante nella vita e nella musica. Il suo nuovo tour italiano partirà il 27 marzo da Roma, per poi toccare gran parte delle città e chiudersi il 29 aprile a Genova.
Lo abbiamo intervistato in occasione di questo tripudio di successi.
Giovanni, Amore ovunque: dal singolo all’album, fino alla App. Come mai? Che cos’è l’Amore secondo Giovanni Allevi?
“È l’unica mia ragione di vita. Dare tutto me stesso in quelle note, viaggiare attraverso il buio dell’anima alla ricerca di una luce, regalare un’emozione all’ascoltatore. In un’epoca in crisi, in balia di fanatismi, l’unica salvezza è tornare allo stupore incantato del bambino, ed accettare l’altro nella sua diversità”.
Nel caso della App hai collaborato con due artiste italiane che vivono in America, a Los Angeles.
“Sono due giovani ricercatrici italiane che hanno ottenuto, con la loro App, un incredibile record di download negli USA. Ho avuto modo di conoscerle via Skype e ho visto nei loro occhi il bagliore del sognatore che è andato fino in fondo all’oceano per afferrare i suoi gioielli”.
Viaggi spesso per lavoro in giro per il mondo. Che rapporto hai con i viaggi? E qual è il luogo dei tuoi sogni, dove da sempre desideri andare?
“Purtroppo non riesco a vivere il viaggio con la spensieratezza di un turista, essendo proteso anima e corpo verso il palco del teatro dove farò il concerto. Se fossi un altro me, forse mi piacerebbe tornare a Los Angeles, andare come Bukowski per locali malfamati sul Sunset Boulevard ad ingaggiare risse, ubriaco di birra, e finalmente sfogare la rabbia che ho dentro. Ma sicuramente non scriverei più musica, la mia vera valvola di sfogo”.
Anticipiamo qualcosa sul nuovo tour. Quali novità? Quali elementi di crescita?
“Rispondo d’istinto: sono un bambino, e non voglio crescere. Ci sarà un cuore pulsante attaccato ad un pianoforte, uno spirito selvaggio che griderà la sua voglia di vivere attraverso i tasti bianchi e neri”.
Sei appena stato ospite a Sanremo. Impressioni?
“È stato fantasmagorico, ma ancora faccio fatica a capire cosa sia successo. Sono stato due giorni in albergo, mi sono vestito e mi hanno portato sul palco dell’Ariston dove ho suonato tre minuti e sono riuscito a dire una frase davanti a 10 milioni di persone!”
Ogni brano è legato a un momento particolare nella vita di un compositore, magari a una persona nello specifico. Qual è la storia di “Loving you”? A chi è rivolta?
“È dedicata alle persone che mi sono vicino”.
Hai aperto il tuo tour il 27 febbraio da Londra. Perché proprio Londra?
“Ho fatto uno degli ultimi concerti a Londra nel quartiere dove Shakespeare mosse i primi passi come drammaturgo. Da allora, ho desiderato che la prima esecuzione di LOVE avvenisse nella città invasa dallo spirito del più grande genio che ha reso eterno l’Amore nelle sue opere”.
Un’ultima curiosità: se dovessi definirti con tre soli aggettivi?
“Inafferrabile, delicato, rivoluzionario”.
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