Interviene l’Istituto Zooprofilattico in merito ai casi di intossicazione di mandragora nel Napoletano, affermando che si trattava di stramonio.
Si tratta di una pianta ugualmente nociva e i livelli di tossicità sono stati aumentati dalla temperatura a fuoco elevato a cui è stata sottoposta in cottura.
Da giorni si parla delle 10 persone che a Napoli sono rimaste intossicate dalla mandragora.
Questa pianta può essere facilmente confusa con gli spinaci poiché le foglie sono quasi uguali per forma, consistenza e colore.
Tuttavia, a differenza degli spinaci che come ben sappiamo sono commestibili, questa è altamente tossica e la sua presenza nell’organismo porta gravi problemi all’apparato gastrointestinale e al sistema nervoso.
I sintomi si manifestano abbastanza velocemente e fra i peggiori abbiamo delirio, allucinazioni e tachicardia ma poi anche dolori addominali, vomito e mal di testa.
Le persone rimaste intossicate sono state contaminate da alcune mandragore acquistate in un mercato agroalimentare a Volla e poi sono finite nell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli.
In merito a questa vicenda si è parlato molto e in seguito a questa ovviamente è cresciuta l’attenzione verso questa tipologia di prodotto, ad esempio in queste ore è stato ritirato dal mercato un lotto di spinaci del marchio “Il Gigante”.
Ora ha parlato anche il direttore dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, Antonio Limone, affermando che in realtà non era mandragora quella scambiata per comuni spinaci.
Antonio Limone è intervenuto oggi in un’audizione al Centro Direzionale di Napoli dove, alla presenza di autorità come l’assessore delle Politiche agricole, Nicola Caputo e i direttori di diverse Asl napoletane, ha affermato che non era mandragora la pianta ingerita.
Secondo Limone, fra gli spinaci acquistati c’erano alcune foglie di stramonio e questa è stata la causa dell’intossicazione delle 10 persone.
“i soggetti sono stati male perché questo vegetale ha alti livelli di tossine, i quali sono stati aumentati ancora di più dall’esposizione al fuoco elevato per la cottura”.
Dalle analisi compiute dall’Istituto Zooprofilattico su alcuni campioni di spinaci è risultato che l’avvelenamento è stato di origine vegetale.
La partita di spinaci che poi è stata venduta al mercato di Volla era proveniente da Avezzano, probabilmente da una coltura a campo aperto dove è facile che le specie vengano contaminate.
Lo stramonio è altamente velenoso, proprio come la mandragora e contiene un’alta concentrazione di alcaloidi come la scopolamina.
Ora si cerca di ricostruire la catena di distribuzione di questa partita per prevenire ulteriori casi.
Sono di due tipi i campioni analizzati attualmente nei laboratori dell’Asl: le verdure della partita sequestrata al mercato di Volla e i campioni biologici prodotti dai pazienti infettati.
I risultati arriveranno a giorni ma il conigliere regionale Francesco Borrelli ha rassicurato che non c’è alcun problema nella filiera campana e ovviamente anche il mercato di Volla non è responsabile di quanto accaduto.
I prodotti vegetali campani sono sicuri per la salute, tuttavia ormai è in atto una vera e propria psicosi poiché tutti stano evitando di comprare spinaci.
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