Rapì una donna, la uccise e poi fece il suo cadavere a pezzi. Dopo 12 anni da questo efferato omicidio, l’assassino ottiene 10 ore di uscita dal carcere, dopo aver scontato un terzo della condanna.
La famiglia di Iole Tassitani, la 42enne uccisa nel 2011, non ci sta e chiede di capire le motivazioni di questa decisione.
Era il 2011 quando lui, Michele Fusaro, rapì, uccise e fece a pezzi il corpo di Iole Tassitani, 42enne, figlia di un notaio di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso. Un delitto che aveva sconvolto tutti, per la crudezza e l’efferatezza con il quale era stato commesso.
Dopo esser stato condannato ed aver scontato un terzo della sua pena detentiva, ecco la decisione che ha completamente choccato la famiglia della vittima: Michele Fusaro ha ottenuto 10 ore di libertà e di uscita dal carcere. Una ferita che, per la famiglia della donna e per tutti coloro che la conoscevano, si riapre nuovamente.
A parlare è l’avvocato della famiglia Tassitani, il quale esprime lo sconcerto pieno dei suoi assistiti: “Quando ho saputo del permesso premio concesso a Fusaro sono rimasto senza parole” – ha affermato Roberto Quintavalle, in un’intervista a “il Gazzettino”. La decisione è, sì, prevista dall’ordinamento giudiziario, ma sta alla discrezione ed alla decisione del magistrato se concedere o meno questo tipo di “libertà”. Specie a chi ha commesso delitti del genere.
“Non entro nel merito della questione, ma non possiamo di certo essere contenti. Anche perché stiamo ancora aspettando che faccia i nomi dei suoi complici” – ha continuato l’avvocato della famiglia Tassitani.
È, poi, lo stesso Quintavalle, a parlare e a puntare il dito contro la condotta dello stesso Fusaro che, fino ad ora, non ha mai voluto dar segni di collaborazione né di aiuto per aiutare a ricostruire il delitto e cosa è successo in quelle ore. “È un maniaco della pulizia, lo è sempre stato. Se fosse stato da solo, non avrebbe mai fatto a pezzi il cadavere di Iole” – spiega l’avvocato, arrivando così al punto che l’assassino non può aver fatto, da solo, a pezzi, il cadavere della povera Iole, data questa sua fobia.
Da parte di Fusaro, dice l’avvocato, c’è sempre stato solo ed esclusivamente il silenzio e, ora, questa libertà concessagli, di certo, non se la meritava.
Dall’altro lato, c’è anche la famiglia della stessa Iole che esprime il suo disappunto sulla decisione presa dai giudici. La sorella di Iole, Luisa, ha affermato che “non sono sorpresa dal permesso premio. È già un anno che se ne parla, in realtà mi aspettavo anche di peggio”.
Ma cosa successe quel terribile giorno del 2011 quando Iole Tassitani fu rapita? Michele Fusaro, di 56 anni, la rapì e la uccise nella sua casa di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Poi cercò di disfarsi del cadavere, facendolo a pezzi e nascondendoli in una valigia che fu, poi, trovata dai Carabinieri.
Ora l’uomo deve scontare una pena detentiva a 30 anni di carcere, confermata anche dalla Cassazione. La sua difesa aveva già fatto richiesta di un permesso premio che la procura aveva respinto, aprendogli, però, la possibilità di ottenere solo uscite temporanee dal carcere, dove dovrà rimanere fino al 2037.
Ed ora, ecco l’uscita di 10 ore.
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