Era considerato un simbolo di El Salvador l’ippopotamo Gustavito, massacrato di botte da alcuni ignoti penetrati all’interno dello zoo in cui era ospitato da 13 anni. Viveva in un Paese sicuramente martoriato da problemi di sicurezza, giacché secondo le statistiche locali ogni giorno a El Salvador vengono uccise in media 14 persone, ma nessuno avrebbe mai osato immaginare che l’ippopotamo Gustavito, beniamino di grandi e piccini, sarebbe stato massacrato senza pietà per motivi che è difficile anche soltanto immaginare, ma che non è pensabile nemmeno ascrivere a semplice bravata finita male, data l’insostenibile violenza perpetrata ai danni dell’esemplare.
Gli sconosciuti che mercoledì scorso di notte sono entrati nella struttura avevano con sé mazze e rompighiaccio, oltre a un coltello, con cui hanno infierito sull’animale, non contenti di averlo dapprima riempito di pugni. Gustavito, 15 anni e svariati quintale di mole come pretende la sua specie, viveva fra la pozza d’acqua e il verde del suo recinto, amatissimo da tutti i visitatori dello zoo, in special modo dai bambini, ma i suoi ultimi giorni sono stati terribili: l’indomani il vile assalto è stato scoperto dai veterinari mentre agonizzava nella sua pozza d’acqua. Vani i tentativi di salvarlo, il cuore dell’ippopotamo Gustavito ha smesso di battere domenica scorsa, scatenando l’indignazione dell’opinione pubblica locale, successivamente diffusa anche sui social network.
Davanti ai cancelli dello zoo sono stati portati decine di mazzi di fiori a commemorare Gustavito, le televisioni locali hanno intervistato donne e bimbi in lacrime, e l’hastag #SomoTodosGustavito ha impazzato su Twitter tanto da costringere il ministro della Giustizia Mauricio Ramirez Landaverde ad intervenire per sedare le proteste, annunciando che è stata aperta un’inchiesta sulla morte del povero ippopotamo. La morte di Gustavito è stata l’occasione anche per aprire un fronte di polemiche nei confronti della stessa struttura, con accuse rivolte ai responsabili secondo cui non avrebbero accudito a dovere l’animale, che anzi spesso si sarebbe ferito da solo nel suo spazio riservato. Ma la morte di Gustavito ha rilanciato anche l’annosa polemica sugli zoo come parchi di intrattenimento, che negli ultimi tempi ha visto aumentare sempre di più i casi di animali maltrattati che hanno fatto inorridire l’opinione pubblica: hanno ancora senso queste strutture così come sono state ideate decenni fa? Di certo non ha senso la morte di Gustavito: i suoi lividi, i tagli, le lacerazioni e i buchi inferti dai delinquenti sul suo corpo massiccio sono l’emblema di quali vette di stupida crudeltà è in grado di raggiungere l’uomo. E chiedersi il perché di questa morte forse non ha davvero alcun senso.
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