I manifestanti iraniani hanno dato fuoco alla casa natale dell’Ayatollah Khomeini che è stata trasformata da molti anni in un museo. Le manifestazioni si sono trasformate in proteste più violente che hanno il sapore di una vera e propria rivoluzione interna contro il regime islamico.
Khomeini è il padre della rivoluzione islamica iraniana, colui che ha portato nuovamente l’Iran all’interno di un regime dittatoriale islamico profondamente legato alle leggi religiose e al loro a rispetto. Il popolo iraniano sopporta soprusi, divieti e abusi continui da anni e la morte di Mahsa Amini il 16 settembre ha segnato l’inizio di una delle proteste più importanti mai avvenute in Iran.
Questo perché stavolta a scendere in piazza non sono state soltanto le donne, indignate dalla violenza e brutalità utilizzata contro il genere femminile, ma al loro fianco sono apparsi padri, fratelli e amici. Per la prima volta la manifestazione ha coinvolto sia uomini che donne che hanno deciso di provare ad ottenere per loro e per le prossime generazioni un futuro migliore.
Il governo iraniano appoggia ciecamente Le leggi islamiche e porta avanti una politica che affonda le proprie radici nell’islam e nel rispetto delle leggi religiose. Il capo di Stato Raisi è perfettamente d’accordo con il filo di pensiero portato avanti dall’ayatollah Khamenei che porta avanti il percorso di Khomeini, per eccellenza il padre della rivoluzione islamica. Colui che ha riportato una condizione di privazione della libertà e dell’espressione dell’individuo all’interno della Nazione.
Le leggi religiose, contro le quali combattono da tre mesi gli iraniani, comprendono anche comportamenti in pubblico e divieti riguardo l’abbigliamento o su come indossare lo hijab. Queste norme dette morali vengono fatte rispettare con violenza dalla polizia morale che ha il compito appunto di punire i trasgressori della legge islamica.
La morte della ventiduenne curda Amini è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha scatenato nel popolo la scintilla per iniziare quella che a tutti gli effetti oggi è una rivoluzione. Le manifestazioni inizialmente pacifiche hanno preso i risvolti differenti quando la repressione supportata da Khamenei e Raisi ha raggiunto livelli di crudeltà inaccettabili.
Le forze dell’ordine iraniane hanno più volte sparato sulla folla uccidendo centinaia di civili di cui moltissimi giovani. Il popolo ha continuato a protestare e a rivendicare il diritto alla libertà scagliandosi contro le leggi morali che vincolano le attività quotidiane dei cittadini. Il punto focale per il popolo iraniano è che non è più possibile accettare di perdere persone care per aver trasgredito a leggi islamiche come quella del velo.
La repressione ha preso una piega ancora più violenta negli ultimi giorni dopo le notti di scontri accesi dove sono morti purtroppo anche dei bambini. Le autorità iraniane, come è successo ad ogni morte rivelata dai media locali, hanno negato le proprie responsabilità e il mondo intero si è alzato in solidarietà dell’Iran e della lotta contro la violazione dei diritti umani e per la libertà. Il governo continua però a dare la colpa all’occidente e l’ayatollah.
Si apprende che i manifestanti si sono scagliati contro la casa natale di Khomeini che da più di trent’anni ospitava un museo riguardante la vita dell’ayatollah. Un simbolo del leader islamico e del suo operato all’interno della nazione che è stata colpita utilizzando molotov, e questo si apprende direttamente da emittenti iraniane che hanno mostrato anche il video del grande incendio che si è propagato. Un incendio simbolico che va ben oltre il bruciare una casa ma rappresenta il voler eliminare il regime di oppressione che si è creato e che schiaccia il popolo.
Khomeini è per eccellenza il padre della rivoluzione islamica ed ha portato In Iran un regime basato sul fondamentalismo islamico e su base dittatoriale. Ha portato all’interno del territorio iraniano una nuova politica definita teocratica, dove tutto ruotava e ruota attorno alla sua formazione religiosa appresa con i maestri e guide spirituali più ù importanti del secolo.
Khomeini è rimasto orfano di padre a meno di un anno di età, mentre anche la madre e la sorella sono morte quando era giovanissimo. Lui è rimasto con il fratello maggiore. Grazie al fratello e ai parenti ha potuto studiare il Corano ed è partito ad approfondire gli studi sulla Saharia. Ha avuto modo di frequentare pensatori e maestri che hanno influenzato notevolmente la sua linea di pensiero che era sempre più radicata nell’islam e ben presto ha iniziato a far parte della politica del paese.
In seguito fu costretto ad andare in esilio per 15 anni ed è stato al suo ritorno che, approfittando della fragilità del Paese, ha imposto il suo regime islamico fondato sul rispetto della Saharia.
La sua linea di pensiero, il suo essere radicale e profondamente legato alle leggi religiose rispecchia perfettamente anche l’attuale guida Suprema Alì khamenei. L’attuale leader islamico partecipò già in giovanissima età alle lezioni della guida Suprema Khomeini sposando a pieno la filosofia e il progetto di vita.
L’aver colpito la casa che rappresenta l’origine della rivoluzione islamica iraniana è un chiaro e lampante segno del dissenso del popolo in merito al regime dittatoriale iraniano.
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