Secondo quanto riportato dal Washington Post, in un lungo articolo, l’Iran avrebbe avviato una campagna per rapire e poi uccidere i dissidenti e gli intellettuali sul suolo estero, nel mirino anche Bernard Henri – Levy.
Recentemente sul Washington Post è stato pubblicato un lungo articolo dettagliato che muove accuse contro il governo iraniano per avviato una campagna per rapire e uccidere i dissidenti all’estero.
L’articolo in questione nasce da una lunga indagine avviata e che include documenti governativi e alcune interviste rilasciate da funzionari governativi.
All’interno dell’articolo si evince che il governo iraniano avrebbe avviato una campagna per il rapimento e l’uccisione di diversi funzionari governativi, giornalisti e attivisti che si trovano in diverse nazionalità. Tra i personaggi di spicco presi sotto mira comparare anche l’intellettuale francese Bernard Henri-Levy, di origine ebraica.
Secondo quanto riportato all’interno dell’articolo pubblicato sul Washington Post, che è stato realizzato a seguito di una lunga indagine, con l’aiuto di diversi documenti governativi e ben 15 testimonianze rilasciate da funzionari governativi residenti in diverse nazionalità tra cui Medio Oriente, Europa e Washington, è emerso che il governo iraniano ha negli ultimi mesi intensificato i suoi sforzi per dare la caccia ai dissidenti.
Si evince infatti che avrebbe avviato una campagna per rapire e uccidere diversi funzionari governativi, alcuni attivisti e diversi giornalisti che si trovano in diverse parti del mondo.
Da quanto è emerso Teheran sarebbe sulle tracce di ex alti funzionari di governo degli Stati Uniti d’America, alcuni dissidenti che sono fuggiti dall’Iran per trovare riparo negli Stati Uniti o in altre nazionalità del mondo come Canada, Europa, Gran Bretagna e Turchia.
Oltre a loro ha preso nel suo mirino anche alcune organizzazioni mediatiche che hanno mosso critiche nei confronti dell’attuale regime presente in Iran, e poi ancora civili ebrei o civili che hanno legami particolari con Israele.
I servizi di intelligence e di sicurezza presenti in Iran si sarebbero affidati, per completare questa campagna, a criminali come ladri di gioielli, spacciatori di droga e di altra tipologia offrendo loro centinaia di migliaia di dollari per commettere omicidi su commissione.
Questo approccio però si starebbe rilevando poco affidabile, perché ha portato al fallimento di diverse operazioni. In alcuni casi invece i piani sono stati sventati oppure i sicari assoldati non si sono sentiti di portare a termine l’esecuzione del piano non eseguendo perciò gli ordini ricevuti.
Nonostante questo però il governo iraniano non vuole arrendersi e come abbiamo già visto in passato potrebbe concludere i suoi piani. Già infatti tra il 2015 e il 2017 è stata il mandante dell’uccisione di tre dissidenti presenti sul suolo europeo.
Oggi nel suo mirino in particolare ci sarebbero dei personaggi ben precisi tra questi l’intellettuale francese Bernard Henri – Levy di origine ebraica. Secondo quanto scoperto dal Washington post per ucciderlo è estato assoldato uno spacciatore iraniano.
Ma non è il solo, infatti nei mesi scorsi era già emerso da altre indagini che nel mirino di Teheran c’erano altre due figure di spicco: John Boltonn ex consigliere per la Sicurezza Nazionale Americana per cui sarebbe stato commissionato un omicidio, e il giornalista iraniano- americano Masih Alinejad attualmente a New York per cui era stato commissionato un rapimento.
Sono inoltre diversi cittadini britannici o residenti in Gran Bretagna che sono a rischio e per cui è stato commissionato un omicidio. Diversi tentativi sono stati fatti anche per uccidere degli uomini d’affari di origine israeliana presenti a Cipro e altri che si trovano sul territorio colombiano.
Secondo quanto riportato nell’articolo e quanto dichiarato dai funzionari, il complotto è motivato da una serie di fattori differenti. Ad esempio per Levy si suppone che sia stato preso di mira dall’unità della Forza Quds a causa di alcune sue dichiarazioni che criticavano l’attuale leadership in Iran. Al momento però da parte di Levy non c’è stato alcun commento sulla notizia.
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