Confermato la condanna di morte per Mahan Sadrat Marni, da parte della Corte Suprema della Repubblica islamica: le nonne lanciano un appello sui social.
In Iran la risposta da parte della Repubblica islamica si intensifica. Dopo le dure repressioni arrivano anche le sentenze di pena di morte. Le nonne del condannato lanciano un appello sui social chiedono di salvare la vita al nipote.
Un’altra condanna a morte, dopo la prima avvenuta lo scorso 8 dicembre. Tre giorni fa era stato giustiziato Mohsen Shekari, di 23 anni, che era stato arrestato dalla polizia durante le proteste contro il regime. L’accusa in quel caso era stata, secondo le fonti governative iraniane, di aver bloccato una strada e attaccato un membro delle forze di sicurezza con un machete a Teheran.
Adesso potrebbe toccare anche a un altro coetaneo, Mahan Sadrat Marni, per il quale nella giornata di oggi è stata confermata la pena capitale da parte della Corte Suprema della Repubblica Islamica.
E la repressione dello stato iraniano non era certo stata tenue nei confronti dei manifestanti. Tanti i feriti durante gli scontri con la polizia in questi mesi e anche i morti, secondo i report delle Ong.
La folle sentenza è arrivata con l’accusa di “muovere guerra contro Dio” per Mahan Sadrat Marni. Al 23enne, arrestato dalla polizia durante le manifestazioni, è stata confermata la condanna a morte da parte dello stato iraniano, per aver preso parte alle proteste seguite alla morte di Mahsa Amini “brandendo un coltello”.
Le due nonne del ragazzo sono recentemente intervenute sui social, chiedono la grazia per il nipote con un video che è diventato presto virale. Una sorta di rivisitazione moderna della madri di Plaza de Mayo, che chiedevano giustizia per i fratelli, i nipoti, gli amici, i mariti e per i figli, scomparsi durante la dittatura degli anni ’80 in argentina.
Fonti iraniane, della dissidenza, hanno riferito che ogni giorno Mahan Sadrat aveva telefonato agli amici per fare sapere le sue condizioni, ma che nella giornata di ieri e anche oggi non sono arrivate sue notizie. Il che farebbe pensare a uno stato di isolamento al momento per il ragazzo, che si trova in questi giorni in detenzione all’interno della prigione di Rajai Shahr.
Anche in Italia, a Roma davanti l’ambasciata iraniana diversi giovani si sono radunati per manifestare contro il governo iraniano e la decisione di giustiziare i manifestanti.
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