Iran, le proteste sono continuate anche questa notte dove la protagonista è stata Teheran. Il popolo ha organizzato blocchi stradali e continuato a manifestare per chiedere diritti e un futuro migliore.
Le notizie emerse negli ultimi giorni non sono per nulla rassicuranti e evidenziano una crudeltà sempre maggiore ma soprattutto l’ostinazione del governo di Raisi nel proseguire imperterrito nella propria presa di posizione e nella repressione. In mezzo a tanta sofferenza a volte qualche buona notizia emerge come le due recenti liberazioni di prigionieri. La modifica legislativa che il capo di Stato aveva promesso, non è stata attuata ma si trattava soltanto di una decisione annunciata per placare le polemiche internazionali, scaturite per la violenta repressione attuata dal governo dal 16 settembre, giorno in cui è morta la ventiduenne Mahsa Amini a causa delle percosse ricevute dalla polizia morale per avere indossato male lo hijab. Quel giorno di settembre ha segnato l’inizio di quella che, inizialmente era una manifestazione poi trasformatasi in protesta, ma che ora ha le sembianze invece di una vera e propria rivoluzione, che il popolo porta avanti in modo coraggioso per riuscire a cambiare il futuro delle nuove generazioni.
Iran, la posizione del governo e la crudeltà senza fine
Il 16 settembre ha segnato la scintilla che ha acceso il popolo e di conseguenza la rivoluzione, che sta compiendo la popolazione iraniana negli ultimi tre mesi. Le rivolte nate a causa della morte di Amini, a distanza di tre mesi ha generato quasi 500 vittime decedute durante le manifestazioni e 18.200 prigionieri arrestati durante i cortei e considerati dissidenti politici.
Raisi, ovvero il capo di Stato iraniano, ha fondato la legislazione in alle leggi religiose islamiche, che segue ciecamente e ritiene fondamentali per l’Iran. Un radicato sentimento islamico che si attiene alle leggi della Sharia, ovvero l’insieme di leggi morali che impongono comportamenti ma anche divieti al genere femminile e che hanno creato, nel corso degli anni, il malcontento che è esploso poi con la morte di Amini. Si tratta di un comportamento ritenuto giusto dal presidente che ha dato piena libertà alle guardie della rivoluzione e alla polizia morale nel farle applicare e anche in ambito delle punizioni per chi infrange un divieto.
La violenza è una routine quotidiana e maggiormente nei confronti delle donne. Ciò che emerge dai racconti e dalle testimonianze di chi ha vissuto in prima persona lo scempio di questi ultimi mesi, è qualcosa di straziante. Emerge, grazie al New York Times, la notizia di una ragazzina, poco più che bambina, di 14 anni che è stata individuata dalle telecamere di sorveglianza a scuola mentre si toglieva il velo. La polizia dopo aver scoperto le sue generalità e e soprattutto dove abitava, la prelevata dall’abitazione di famiglia e violentata successivamente fino alla morte. La madre ha raccontato che, dopo aver ricevuto la chiamata si è precipitata all’ospedale dove ha trovato la ragazza in condizioni disumane e con una violenta emorragia vaginale, che l’ha condotta alla morte.
Ma non solo, dato che emergono particolari raccapriccianti anche riguardo a ciò che capita realmente all’interno delle carceri dove vengono detenuti i prigionieri politici. Un audio spuntato e che parla proprio di questo ha fatto rabbrividire la comunità internazionale, si tratta dell’audio di Alì, un tassista incarcerato a seguito delle proteste scaturite poco dopo la morte di Amini, durante le quali dopo essere stato arrestato è stato successivamente condotto in carcere e da quel momento la sua vita non è più stata la stessa. La voce nell’audio racconta dei soprusi e più nello specifico parla di una stanza dove venivano picchiati in gruppo i detenuti e successivamente veniva ordinato di violentarsi a vicenda e il tutto ripreso anche dalle telecamere posizionate sul soffitto. Tutto questo oltre che per arrecare dolore fisico getta nella disperazione il prigioniero ed è strumento di tortura mentale.
Altra pratica molto usuale in questi giorni è il ferimento dei giovani manifestanti in punti simbolici, come il volto e soprattutto gli occhi ma, sempre più di consueto, capita ai medici di curare ferite agli organi genitali che sono presi di mira soprattutto nel genere femminile. Rimanendo collegati a questo discorso non si può non rammentare l’uccisione della dottoressa 36enne che curava i manifestanti feriti nonostante questo sia sempre stato malvisto dal regime Iraniano. Circa una settimana fa la famiglia ne aveva denunciato la scomparsa e quando le le forze dell’ordine hanno comunicato alla famiglia di poter andare a recuperare il cadavere, soiegando che la donna era stata vittima di un’incidente, ciò che hanno trovato è stato un corpo martoriato dalle torture inflitte alla giovane dottoressa.
Non trova tregua l’ondata di di odio e il governo iraniano spinge l’acceleratore nonostante le sanzioni e gli ammonimenti che arrivano costantemente dall’occidente. Raisi sembra indifferente e non interessato di ciò che potrebbe capire a livello globale e alcuni esperti di politica, ma non serve essere esperti per arrivare a detta conclusione, pensano che si tratti di una provocazione rivolta proprio all’occidente con l’intento di aizzare il caos e trovare il pretesto per innescare un conflitto.
Dopo le esecuzioni dei due 23enni però anche l’Unione Europea ha deciso di convocare nuovamente il Consiglio, che si è tenuto ieri 20 dicembre, per discutere di nuove sanzioni. L’alto funzionario Borrell si è scagliato contro Raisi e contro la sua ferocia.
Notte di proteste a Teheran
Questa notte a Teheran si sono verificate accese proteste,che hanno visto la folla costruire blocchi stradali e inveire contro la violenza che il governo continua a utilizzare per sedare le proteste.
Le manifestazioni più intense si sono state messe in atto nella zona più popolare della capitale dell’iran ovvero salsabil, dove sono stati incendiati oggetti e i cori uniti agli slogan anti mullah sono proseguito fino alle luci ci dell’alba.
Nonostante la paura il popolo non molla e prosegue la sua rivoluzione credendo ancora che un futuro migliore sia possibile. Per questo, e per creare le basi alle generazioni future che abbiano come radici parità di diritti e libertà personale, sono disposti a perdere la priora vita. Qualcosa di ammirevole e che denota la grande forza di un popolo che nonostante la sofferenza dimostra resilienza e coraggio.
Anche il presidente Mattarella ha voluto esternare la sua opinione durante l’incontro degli ambasciatori che si è tenuto oggi. Ha dichiarato: “Quanto sta avvenendo in queste settimane in Iran supera ogni limite e non può, in alcun modo, essere accantonato”. Precisando che è necessito attuare misure che vadano a tutelare e salvaguardare un popolo martoriato dal suo stesso governo.