L’Iran si è scagliato violentemente contro l’Occidente perché lo ritiene protagonista e divulgatore di una campagna diffamatoria nei confronti del suo governo, e ha mostrato grande dissenso in merito alle sanzioni ricevute, ma a pesare sono anche gli attacchi hacker ripetuti al sistema informatico iraniano.
Nelle ultime settimane gli equilibri tra Iran e Unione Europea si sono deteriorati e non sembra che ci sia un punto d’accordo all’orizzonte. Il governo iraniano non digerisce le sanzioni emesse contro la nazione dall’UE a causa della vendita di armi alla Russia. Questo sta inasprendo a dismisura i rapporti internazionali ma anche il pugno duro dell’Occidente in merito alla scomparsa di Mahsa Amini e l’opinione rispetto alla repressione sono causa di tensione.
In questo momento il nemico numero uno dell’Iran è l’Occidente o almeno questo è quello che emerge dalle dichiarazioni delle autorità iraniane. Si intravedono però crepe e spaccature che stanno prendendo piede anche all’interno della teocrazia sciita.
L’Iran non approva le sanzioni da Ue e Stati Uniti in merito alla vendita di armi alla Russia. L’Europa condanna gli aiuti inviati all’esercito russo e anche il portavoce della politica estera Ue Peter Stano ha affermato oggi: “È inaccettabile fornire aiuti militari alla Russia per portare avanti la sua campagna di morte di civili ucraini.” aggiungendo inoltre: “le sanzioni che abbiamo adottato contro l’Iran non sono simboliche, sono molto pratiche e siamo pronti a intraprendere ulteriori passi se sarà necessario”.
Il portavoce degli Esteri Kanani è molto contrariato dal comportamente dell’Occidente e dagli Usa ed ha affermato in merito al patto nucleare: “Se gli americani hanno scommesso sull’ Iran hanno sbagliato, non possono costringerci a concedere privilegi unilaterali, ripetutamente ci hanno inviato messaggi, per tornare ai colloqui e trovare un accordo, ma non ammetteremo intimidazioni e provocazioni”.
Una situazione già delicata ma che assume aspetti disastrosi se si aggiungono le sanzioni emesse in merito all’attuale repressione delle rivolte. Rivolte nelle quali hanno perso la vita centinaia di persone innocenti.
La teocrazia dei mullah sciiti non vede la violenza verso i manifestanti come un grosso problema e crede profondamente nelle leggi islamiche e nel farle rispettare.
L’Iran è convinto che esista un complotto contro la nazione e lo divulga come una certezza al popolo iraniano. Ma la popolazione non accetta più di sottomettersi alle decisioni governative. Sono riusciti a far sentire la loro voce in ogni parte del globo e tutto il mondo dimostra solidarietà agli iraniani in rivolta.
Durante il week end il gruppo Black Reward ha attaccato l’agenzia atomica dando un ultimatum di 24 ore al governo per liberare i prigionieri politici. Allo scadere delle 24 ore nessun segno dall’Iran e quindi gli hacker hanno condiviso documenti sensibili tramite il loro canale Telegram.
Non è stato l’unico attacco informatico a violare il sistema governativo iraniano ma, anzi, si tratta soltanto dell’ultimo. L’8 ottobre un gruppo ha attaccato l’emittente tv nazionale dove è stato mandato in onda un messaggio con la faccia del religioso Khanamei avvolto dalle fiamme e con un mirino sulla testa. L’azione è stata rivendicata da un gruppo che si fa chiamare Adalat Ali. Il 25 settembre anche il gruppo Anonymus ha hackerato il sito del ministero del petrolio per poi rendere pubblici i numeri di telefono dei dipendenti.
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