La situazione in Iran è davvero preoccupante e nonostante l’attenzione mediatica sia tutta rivolta verso il regime di raisi e le sue possibili mosse Arriva una notizia che preoccupa e non poco le autorità internazionali ovvero quella che la famiglia del calciatore Daei è stata fatta atterrare in maniera improvvisa mentre si trovava su un volo diretto a Dubai.
Il calciatore è accusato di aver sostenuto le proteste in Iran e non era a bordo dell’aereo, dove però c’erano il figlio e la moglie. La colpa dell’atleta iraniano è quella di aver sostenuto anche tramite i social la rivolta del popolo e di aver appoggiato la richiesta di diritti per le donne ed è quindi ritenuto, da allora, un dissidente e un nemico dello Stato islamico. Nessuno però poteva prevedere un’azione di questo tipo, dato che è rivolta ai familiari dell’accusato e senza che lui fosse presente. In maniera poi plateale e non curante degli ammonimenti occidentali. La situazione sta degenerando in ogni ambito e non si vede uno spiraglio di luce dato che la violenta repressione che sta attanagliando il popolo iraniano.
La rivoluzione iraniana va avanti dal 100 giorni ed ha scaturita al 16 settembre a causa della morte di Mahsa Amini, arrestata perché accusata di aver indossato male il velo e poi morta sotto custodia della polizia morale a causa delle numerose percosse ricevute. Quel giorno ha decretato l’inizio di quella che sarebbe diventata la rivoluzione attuale, che ha preso sempre più piede alimentata proprio da quella violenza che vogliono eliminare ovvero l’oppressione islamica che costringe, soprattutto le donne, ad una vita fatta di privazioni e soprusi. Le leggi morali che vengono imposte da Raisi e dal suo governo, appartengono a quelle di castità e velo presenti nella Sharia, che lui ritiene fondamenta dello Stato stesso. Il potere da stato in mano alla polizia morale da parte delle autorità governative al generato soprusi nei confronti delle donne dalla parte più estrema della popolazione e ciò ha portato a violazione dei diritti umani come quella subita da Mahsa Amini, che ad oggi risulta una pratica usuale dato che siamo arrivati a 469 decessi dall’inizio delle proteste per mano delle guardie della rivoluzione.
100 giorni dall’inizio della rivoluzione in Iran
La morte di Amini ha decretato l’inizio delle proteste ma anche le numerose uccisioni di donne che, in suo onore e per i diritti femminili, hanno deciso di rischiare la propria vita perdendola annodato forza ulteriore al popolo che sia unito nel cercare di rovesciare un regime che porta soltanto sofferenza e privazione. Quella cui stiamo assistendo in Iran è una delle rivoluzioni più importanti e la più importante dopo quella del 1979, data nella quale è stata attuata la rivoluzione islamica, che ha poi portato il governo islamico al comando della nazione. L’imposizione rigidissima delle leggi islamiche e la crudeltà spesso gratuita riservata al genere femminile e alle persone leggermente più aperte mentalmente ha generato un sentimento di ribellione che è poi esploso dopo la morte della ventiduenne a causa delle percosse della polizia morale ma, allo stesso tempo, ha generato la repressione governativa.
Una repressione che è arrivata dura e violenta e ha portato all’arresto di oltre 18.200 persone e il numero cresce di ora in ora, cosi come quello dei morti tra i quali la maggior parte giovanissime donne.Una crudeltà che ha attirato l’attenzione internazionale e che ha visto l’attenzione che non può essere tollerata dalle nazioni occidentali ma neanche dagli esponenti di rilievo iraniani, come sportivi e attori, che hanno rischiato la loro stessa vita e la loro stessa libertà, per sostenere la rivoluzione iraniana e per avere diritti per le donne e parità di genere per le per le generazioni future.
Un esempio è la scalatrice Elnaz Rekabi che ha partecipato ad una gara a Seul senza indossare lo hijab e per questo ha visto dapprima minacciati il familiare e un mese dopo la sua casa è stata rasa al suolo. E a lei è andata sicuramente meglio che ai due giovani ventitreenne giustiziati perche ritenuti colpevoli di inimicizia verso Dio, in realtà sono serviti al governo per infondere paura nel popolo e portare così la popolazione ad una possibile marcia indietro. Un altro esempio è l’attrice alle dosti che ha postato una foto sui social senza il velo e con la scritta donna vita libertà che ormai è diventato lo slogan di questa protesta iraniana ed è stata arrestata anche lei con l’accusa di inimicizia verso Dio.
Le dimostrazione di Raisi ha ma lo scopo preciso ovvero è una vera e propria intimidazione nel non continuare ad andare contro il governo, in quanto non verrà tollerato e a quanto pare con tutti i mezzi. Emerge la notizia del fatto che l’ultima intimidazione del governo iraniano arriva per il calciatore Alì Deani, che oggi ha visto la propria famiglia presa di mira dal governo iraniano. Ma non solo perché gli attivisti denunciano l’uccisione di una bambina.
Dirottato l’aereo con la famiglia di Daei a bordo e l’uccisione della 12enne Etebari
Si apprende che nella giornata di oggi la famiglia del calciatore iraniano daei era diretta con un volo di linea all’aeroporto di Dubai e prima dell’atterraggio l’aereo è stato costretto ad una manovra differente da parte delle autorità iraniane. Sul volo diretto a Dubai non era presente il diretto interessato Daei di questa vicenda e soprattutto delle accuse del governo, ma soltanto la moglie ed il figlio che sono stati costretti a scendere senza però essere arrestati.
La notizia emerge insieme a quella dell’uccisione di una dodicenne da parte delle guardie della rivoluzione. La 12enne Etebari è soltanto l’ultima di una lunga lista di bambini stappati alla vita da una sanguinaria repressione e con l’intento di fare chiaramente capire che, il regime Islamico, non si ferma davanti a niente e a nessuno.
Le notizie emerse sul web rivelano che la dodicenne Saha Etebari sarebbe stata colpita dalle forze dell’IRGC il 25 dicembre a Bastak, Hormozgan, e ha perso la vita davanti ai suoi genitori nella loro auto. Le guardie della rivoluzione avrebbero aperto il fuoco contro la loro auto a un posto di blocco senza alcun preavviso.
La denuncia riguardo all’uccusione della giovanissima iraniana è stata confermata anche dagli attivisti.
Non è concepibile che muoiano così tante persone e tantissimi giovani da parte di chi dovrebbe tutelare le loro vite ma tutto ciò che mette in cattiva luce il regime e Raisi diventa da combattere e questo alla luce dei fatti è più importante di tutto per chi ha lo scettro del potere.
Si creano limitazioni anche nell’intervento da parte degli Stati occidentali, in quanto Le Nazioni Unite comprendono anche stati che non sono d’accordo con infliggere ulteriori sanzioni all’Iran. Questo è causato dalle relazioni geopolitiche, che racchiudono accordi economici e commerciali che provano a stare fuori dall’ambita politico ma ciò risulta a volte impossibile. La popolazione iraniana resiste e persevera nel voler regalare un Iran migliore ai giovani e alle generazioni future.
Il regime di Raisi non indietreggia e ora sembra che la sfida stia andando a toccare ambiti esterni agli accusati davanti ad un indignazione globale che però senza azioni concrete non fermerà soprusi e morti.